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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Difesa di Milone, 84
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originale
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84. Est, est profecto illa vis: neque in his corporibus atque in hac imbecillitate nostra inest quiddam quod vigeat et sentiat, et non inest in hoc tanto naturae tam praeclaro motu. Nisi forte idcirco non putant, quia non apparet nec cernitur: proinde quasi nostram ipsam mentem qua sapimus, qua providemus, qua haec ipsa agimus ac dicimus, videre aut plane qualis aut ubi sit sentire possimus. Ea vis igitur ipsa, quae saepe incredibilis huic urbi felicitates atque opes attulit, illam perniciem exstinxit ac sustulit; cui primum mentem iniecit, ut vi irritare ferroque lacessere fortissimum virum auderet, vincereturque ab eo, quem si vicisset habiturus esset impunitatem et licentiam sempiternam.
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traduzione
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84 C'?, c'? senz'altro quella forza divina, e in questi nostri corpi, in questa nostra imperfezione non esiste niente di umano che sia cos? pieno d'energia e di sentimento, n? esiste nello splendido e possente moto degli eventi di natura. A meno che non credano per il semplice fatto che questa forza non appare, non si riconosce; ma ? un po' come se potessimo vedere e cogliere a pieno l'essenza e l'ubicazione della nostra stessa mente, che ci permette di essere intelligenti, di prendere decisioni, di agire e di usare la parola. Dunque, quella stessa forza, che pi? volte ha regalato a questa citt? successo e ricchezze inenarrabili, ha distrutto e neutralizzato quel pericolo pubblico, a cui prima ha infuso il coraggio necessario per irritare con la violenza e provocare con le armi il pi? valoroso degli uomini, poi ha fatto in modo che fosse vinto da lui, perch? se Clodio avesse vinto, avrebbe ottenuto perpetua impunit? e licenza di agire.
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