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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 7
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originale
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7 Sed haec quidem laus Academiae praestantissumi philosophi iudicio et testimonio comprobata est.
Etenim nobismet ipsis quaerentibus quid sit de divinatione iudicandum, quod a Carneade multa acute et copiose contra Stoicos disputata sint, verentibusque ne temere vel falsae rei vel non satis cognitae adsentiamur, faciendum videtur ut diligenter etiam atque etiam argumenta cum argumentis comparemus, ut fecimus in iis tribus libris quos de natura deorum scripsimus. Nam cum omnibus in rebus temeritas in adsentiendo errorque turpis est, tum in eo loco maxime, in quo iudicandum est quantum auspiciis rebusque divinis religionique tribuamus; est enim periculum, ne aut neglectis iis impia fraude aut susceptis anili superstitione obligemur.
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traduzione
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7 Ma questo titolo di merito dell'Accademia ha la conferma del giudizio e della testimonianza di un filosofo di gran valore.
Io stesso mi sono chiesto quale giudizio si debba dare sulla divinazione, poich? Carneade aveva discusso a lungo contro gli stoici con acutezza e facondia, e ho temuto di dare il mio assenso con troppa facilit? a una dottrina falsa o non sufficientemente approfondita. Mi sembra dunque che il meglio sia mettere a confronto pi? e pi? volte, con attenzione, gli argomenti a favore e contro, come ho fatto nei tre libri Sulla natura degli d?i. In effetti, se in ogni questione ? disonorevole la precipitosit? nell'aderire a una tesi e l'uscire dalla retta via, tanto pi? lo ? dove si tratta di giudicare quanta autorit? dobbiamo attribuire agli auspicii, ai riti, alla religione. C'? infatti il pericolo di cadere o in un'empia aberrazione, se trascuriamo queste cose, o in una superstizione da vecchierelle, se le accettiamo.
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