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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 8
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originale
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8 Quibus de rebus et alias saepe et paulo accuratius nuper, cum essem cum Q. fratre in Tusculano, disputatum est. Nam cum ambulandi causa in Lyceum venissemus (id enim superiori gymnasio nomen est), "Perlegi," ille inquit, "tuum paulo ante tertium de natura deorum, in quo disputatio Cottae quamquam labefactavit sententiam meam, non funditus tamen sustulit." "Optime vero," inquam; "etenim ipse Cotta sic disputata ut Stoicorum magis argumenta confutet quam hominum deleat religionem." Tum Quintus: "Dicitur quidem istuc," inquit, "a Cotta, et vero saepius, credo, ne communia iura migrare videatur; sed studio contra Stoicos disserendi deos mihi videtur funditus tollere.
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traduzione
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8 Di questi problemi ho discusso spesso, ma con particolare impegno recentemente, quando mi trovavo con mio fratello Quinto nella mia villa di Tusculo. Eravamo saliti al Liceo per passeggiare (cos? son solito chiamare il piano superiore del ginnasio). Egli mi disse: ?Ho letto per intero, poco tempo addietro, il terzo libro del tuo Sulla natura degli d?i, nel quale la polemica che tu fai pronunciare a Cotta ha scosso la mia opinione, non l'ha tuttavia completamente annientata.? ?Giustissimo,? risposi; ?in verit? Cotta svolge la sua discussione in modo da confutare gli argomenti degli stoici, senza per questo distruggere la religione degli uomini.? E Quinto: ?Cotta lo dichiara, anzi lo ripete pi? volte, allo scopo, credo, di non esser preso per un trasgressore dei principii comuni a tutti; ma a me sembra che, per troppo zelo di polemizzare contro gli stoici, finisca col negare completamente gli d?i.
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