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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 10
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originale
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10 "Arcem tu quidem Stoicorum," inquam, "Quinte, defendis, siquidem ista sic reciprocantur, ut et, si divinatio sit, di sint et, si di sint, sit divinatio. Quorum neutrum tam facile quam tu arbitraria conceditur. Nam et natura significari futura sine deo possunt et, ut sint di, potest fieri ut nulla ab iis divinatio generi humano tributa sit." Atque ille: "Mihi vero," inquit, "satis est argomenti et esse deos et eos consulere rebus humanis, quod esse clara et perspicua divinationis genera iudico. De quibus quid ipse sentiam, si placet, exponam, ita tamen, si vacas animo neque habes aliquid quod huic sermoni praevertendum putes."
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traduzione
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10 ?Tu difendi la roccaforte degli stoici, Quinto,? io risposi, ?se davvero c'? reciproca implicazione tra questi due enunciati: se c'? la divinazione, ci sono gli d?i, e se gli d?i ci sono, c'? la divinazione. Ma n? l'uno n? l'altro enunciato vien dato per vero con tanta facilit? quanto tu credi. Da un lato, il futuro pu? essere indicato da eventi naturali, senza l'intervento della divinit?; dall'altro, anche ammesso che gli d?i esistano, pu? darsi che essi non abbiano concesso al genere umano alcuna capacit? di divinazione. ? E Quinto: ?Ma per me il fatto stesso che vi siano, a mio giudizio, generi di divinazione chiari ed evidenti costituisce una prova sufficiente dell'esistenza degli d?i e della loro provvidenza nei riguardi delle cose umane. Ti esporr? volentieri il mio parere su tutto ci?, a patto che tu sia libero da altre occupazioni e non abbia qualcosa da anteporre a questa nostra conversazione.?
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