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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 27
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originale
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27 Itaque, ut ex ipso audiebam, persaepe revertit ex itinere, cum iam progressus esset multorum dierum viam. Quoius quidem hoc praeclarissimum est, quod, posteaquam a Caesare tetrarchia et regno pecuniaque multatus est, negat se tamen eorum auspiciorum, quac sibi ad Pompeium proficiscenti secunda evenerint, paenitere; senatus enim auctoritatem et populi Romani libertatem atque imperii dignitatem suis armis esse defensam, sibique eas aves, quibus auctoribus officium et fidem secutus esset, bene consuluisse; antiquiorem enim sibi fuisse possessionibus suis gloriari. Ille mihi videtur igitur vere augurari. Nam nostri quidem magistratus auspiciis utuntur coactis; necesse est enim offa obiecta cadere frustum ex pulli ore, cum pascitur;
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traduzione
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27 Da lui stesso ho sentito dire che pi? volte ritorn? sui suoi passi dopo aver gi? compiuto un percorso di molti giorni. E di Dei?taro ? particolarmente splendido ci? che ora dir?. Dopo essere stato punito da Cesare con la perdita della tetrarchia, del regno, di un'ingente somma di denaro, continua a dire che non si lagna di quegli auspicii che gli si rivelarono favorevoli quando part? per unirsi all'esercito di Pompeo: ch? le sue armi difesero l'autorit? del senato, la libert? del popolo romano, la dignit? del suo comando, e perci? gli uccelli per ammonimento dei quali egli segu? la via del dovere e della lealt? gli dettero un buon consiglio: la sua gloria doveva valere di pi? che i suoi possessi. Lui s? che, a mio parere, ha seguito con spirito di verit? l'arte augurale! I nostri magistrati, invece, praticano auspicii forzati: ? inevitabile che, offerto il cibo, un pezzetto di esso cada gi? dalla bocca del pollo mentre sta mangiando.
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