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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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Della divinazione, I, 28
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originale
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28 quod autem scriptum habetis, [aut] tripudium fieri, si ex ea quid in solidum ceciderit, hoc quoque, quod dixi, coactum tripudium solistimum dicitis. Itaque multa auguria, multa auspicia, quod Cato ille sapiens queritur, neglegentia collegii amissa plane et deserta sunt.
Nihil fere quondam maioris rei nisi auspicato ne privatim quidem gerebatur, quod etiam nunc nuptiarum auspices declarant, qui re omissa nomen tantum tenent. Nam ut nunc extis (quamquam id ipsum aliquanto minus quam olim), sic tum avibus magnae res impetriri solebant. Itaque, sinistra dum non exquirimus, in dira et in vitiosa incurrimus.
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traduzione
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28 Ma quanto alla prescrizione dei vostri libri, che ? favorevole l'auspicio se dalla bocca dell'uccello cade a terra un pezzo del cibo, voi considerate particolarmente favorevole anche questo auspicio che ho chiamato forzato. Perci? molti augurii, molti auspicii sono stati del tutto obliati o trascurati per negligenza del collegio: di ci? si duole Catone, il nostro saggio antico.
Nemmeno quanto agli affari privati, se avevano qualche importanza, si soleva fare alcunch?, nei tempi andati, senza ricorrere agli auspicii. Tuttora ci? ? indicato dagli "?uspici delle nozze", i quali, andato in disuso il loro c?mpito, mantengono solo il nome. Come ora all'osservazione delle viscere (sebbene anche questa pratica sia alquanto meno in vigore che un tempo), cos? allora eran soliti, in cose importanti, chiedere consiglio al volo degli uccelli. Perci?, se non ricerchiamo con cura i presagi favorevoli, andiamo soggetti a quelli malauguranti e infausti.
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