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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 34
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originale
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34 Iis igitur adsentior, qui duo genera divinationum esse dixerunt, unum, quod particeps esset artis, alterum, quod arte careret. Est enim ars in iis, qui novas res coniectura persequuntur, veteres observatione didicerunt. Carent autem arte ii qui non ratione aut coniectura observatis ac notatis signis, sed concitatione quadam animi aut soluto liberoque motu futura praesentiunt, quod et somniantibus saepe contingit et non numquam vaticinantibus per furorem, ut Bacis Boeotius, ut Epimenides Cres, ut Sibylla Erythrea. Cuius generis oracla etiam habenda sunt, non ea quae aequatis sortibus ducuntur, sed illa quae instinctu divino adflatuque funduntur; etsi ipsa sors contemnenda non est, si et auctoritatem habet vetustatis, ut eae sunt sortes, quas e terra editas accepimus; quae tamen ductae ut in rem apte cadant fieri credo posse divinitus. Quorum omnium interpretes, ut grammatici poetarum, proxime ad eorum, quos interpretantur, divinationem videntur accedere.
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traduzione
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34 Io sono dunque d'accordo con quelli che hanno sostenuto l'esistenza di due generi di divinazione, l'uno partecipe dell'arte, l'altro estraneo all'arte. Si attengono all'arte coloro che interpretano per congettura i fatti nuovi, conoscono quelli vecchi per le osservazioni del passato. Sono invece privi d'arte coloro che presagiscono il futuro non con ragionamenti e congetture, in base ai segni osservati e registrati, ma in seguito a non so quale eccitazione psichica, per un moto dell'animo libero e sciolto dal raziocinio: ci? accade spesso in sogno, talvolta a quelli che gridano profezie in stato di esaltazione, come Bacide in Beozia, come Epimenide a Creta, come la Sibilla eritrea. Di questo genere sono da considerare anche i responsi degli oracoli, non quelli che vengono dati mediante sorti "pareggiate", ma quelli che vengono pronunciati per ispirazione e afflato divino. Tuttavia nemmeno le sorti sono da disprezzare, se sono anche autorevoli per la loro antichit?, come quelle che, a quanto ci assicurano, sono state estratte dal terreno; se poi, tratte a caso, accade che formino un discorso di senso compiuto, credo che ci? possa attribuirsi a intervento divino. Gli interpreti di tali sorti, come i filologi interpreti dei poeti, sembrano, pi? di tutti, vicini alla natura di quegli d?i che essi interpretano.
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