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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, I, 35
 
originale
 
35 Quae est igitur ista calliditas, res vetustate robustas calumniando velle pervertere? "Non reperio causam." Latet fortasse obscuritate involuta naturae; non enim me deus ista scire, sed his tantum modo uti voluit. Utar igitur nec adducar aut in extis totam Etruriam delirare aut eandem gentem in fulgoribus errare aut fallaciter portenta interpretari, cum terrae saepe fremitus, saepe mugitus, saepe motus multa nostrae rei publicae, multa ceteris civitatibus gravia et vera praedixerint.
 
traduzione
 
35 Che malizia ? questa, dunque, di volere infirmare con cavilli cose che attingono forza dalla loro antichit?? "Non trovo una causa di questi fatti," ripetono. Probabilmente la causa ? ascosa, sepolta nell'oscurit? della Natura: ch? la divinit? non ha voluto che io sapessi queste cose, ma soltanto che me ne servissi. Dunque me ne servir?, e non mi lascer? indurre a credere che, quanto ai presagi delle viscere, l'Etruria tutta sragioni, n? che quel popolo si sbagli riguardo ai fulmini, n? che interpreti falsamente i prodigi, poich? tante volte i rumori e i boati sotterranei e i terremoti hanno predetto al nostro Stato e alle altre genti molti fatti gravi e veri.
 

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