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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 44
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originale
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44 "Quoniam quieti corpus nocturno impetu
dedi, sopore placans artus languidos,
visust in somnis pastor ad me appellere
pecus lanigerum eximia pulchritudine;
duos consanguineos arietes inde eligi
praeclarioremque alterum immolare me;
deinde eius germanum cornibus conitier,
in me arietare, eoque ictu me ad casum dari;
exim prostratum terra, graviter saucium,
resupinum in caelo contueri maxumum ac
mirificum facinus: dextrorsum orbem flammeum
radiatum solis liquier cursu novo."
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traduzione
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44 "Dopo che, al cadere della notte, ebbi abbandonato il corpo al sonno, rilasciando nel sopore le membra stanche, mi apparve in sogno un pastore che spingeva verso di me un gregge lanoso di straordinaria bellezza; mi pareva che da quel gregge venissero scelti due arieti consanguinei e che io immolassi il pi? imponente dei due; poi il fratello dell'ucciso puntava le corna, si avventava per colpirmi e con quell'urto mi abbatteva. Io allora, prostrato a terra, gravemente ferito, alzavo supino gli occhi al cielo e vedevo un fatto immenso e straordinario: il disco fiammeggiante del sole, effondendo i suoi raggi, si dileguava verso destra invertendo il suo cammino nel cielo."
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