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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 47
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originale
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47 Est profecto quiddam etiam in barbaris gentibus praesentiens atque divinans, siquidem ad mortem proficiscens Cafianus Indus, cum inscenderet in rogum ardentem, "O praeclarum discessum," inquit, "e vita, cum, ut Herculi contigit, mortali corpore cremato, in lucem animus excesserit! " Cumque Alexander eum rogaret, si quid vellet, ut diceret, " Optume, " inquit; " propediem te videbo. " Quod ita contigit; nam Babylone paucis post diebus Alexander est mortuus. Discedo parumper a somniis, ad quae mox revertar. Qua nocte templum Ephesiae Dianae deflagravit, eadem, constat ex Olympiade natum esse Alexandrum, atque, ubi lucere coepisset, clamitasse magos pestem ac perniciem Asiae proxuma nocte natam.
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traduzione
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47 C'? senza dubbio anche nei popoli barbari una capacit? di presentimento e di divinazione. L'indiano Callano, recandosi alla morte, nell'atto di salire sul rogo ardente, esclam?: "Oh, splendida separazione dalla vita! Come accadde a Ercole, dopo che sar? incenerito questo corpo mortale, la mia anima ascender? al regno della luce." E siccome Alessandro gli chiese di dire se desiderava qualcosa prima di morire, egli rispose: "Grazie: fra poco ti rivedr?." E cos? avvenne: pochi giorni dopo Alessandro mor? a Babilonia. Mi sto allontanando per un poco dai sogni, ai quali presto ritorner?. Si sa che, nella stessa notte in cui fu distrutto dalle fiamme il tempio di Diana Efesia, Olimpiade diede alla luce Alessandro, e appena si fece giorno i maghi si misero a gridare che nella notte allora trascorsa era nata la rovina, la sciagura per l'Asia.
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