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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 56
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originale
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56 Gaius vero Gracchus multi dixit, ut scriptum apud eundem Coelium est, sibi in somnis quaesturam petenti Tiberium fratrem visum esse dicere, quam vellet cunctaretur, tamen eodem sibi leto, quo ipse interesse esse pereundum. Hoc, ante quam tribunus plebi C. Gracchus factus esset, et se audisse scribit Coelius et dixisse multis. Quo somnio quid inveniri potest certius?
Quid? illa duo somnia, quae creberrume commemorantur a Stoicis, quis tandem potest contemnere? Unum de Simonide: qui, cum ignotum quendam proiectum mortuum vidisset eumque humavisset haberetque in animo nave conscendere, moneri visus est, ne id faceret, ab eo quem sepultura adfecerat; si navigavisset, eum naufragio esse periturum; itaque Simonidem redisse, perisse ceteros, qui tum navigassent.
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traduzione
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56 Un altro esempio: Gaio Gracco raccont? a molti - lo riferisce il medesimo Celio - che nel periodo in cui aspirava alla questura gli apparve in sogno il fratello Tiberio e gli disse che indugiasse pure quanto voleva, ma sarebbe morto della stessa morte che era toccata a lui. Celio scrive che, prima che Gaio Gracco fosse eletto tribuno della plebe, egli aveva sentito dire ci? da lui stesso, e che lo aveva detto a molti altri. Che sogno si pu? citare pi? sicuro di questo?
Chi, poi, pu? negar fede a quei due sogni che sono tante volte citati dagli stoici? Il primo riguarda Simonide: egli vide il cadavere di uno sconosciuto abbandonato a terra, lo seppell?, e si proponeva poi d'imbarcarsi; quel tale a cui egli aveva dato sepoltura gli apparve in sogno e lo dissuase dal suo proposito: se si fosse imbarcato, sarebbe perito in un naufragio. Simonide allora torn? indietro, gli altri che si erano imbarcati perirono.
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