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autore
brano
 
Cicerone
Della divinazione, I, 58
 
originale
 
58 Sed quid aut plura aut vetera quaerimus? Saepe tibi meum narravi, saepe ex te audivi tuum somnium: me, cum Asiae pro consule praeessem, vidisse in quiete, cum tu, equo advectus ad quandam magni fluminis ripam, provectus subito atque delapsus in flumen nusquam apparuisses, me contremuisse timore perterritum; tum te repente laetum exstitisse eodemque equo adversam ascendisse ripam, nosque inter nos esse complexos. Facilis coniectura huius somnii, mihique a peritis in Asia praedictum est fore eos eventus rerum qui acciderunt.
 
traduzione
 
58 Ma a che scopo continuare con altri esempi, ed esempi antichi? Spesso io ti ho raccontato un mio sogno, spesso me ne hai raccontato uno tuo. Io, quando ero, come proconsole, governatore della provincia d'Asia, vidi in sogno te che andavi a cavallo verso la riva di un gran fiume, ti slanciavi d'un tratto e, scivolato gi? nel fiume, non ricomparivi pi?, mentre io, atterrito, ero preso da tremore. Poi, all'improvviso, tu riemergevi con aspetto lieto e, su quello stesso cavallo, risalivi l'altra sponda del fiume, e noi ci abbracciavamo. Era facile l'interpretazione di questo sogno, e in Asia gli esperti mi predissero ci? che poi in effetti accadde.
 

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