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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 63
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originale
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63 Cum ergo est somno sevocatus animus a societate et a contagione corporis, tum meminit praeteritorum, praesentia cernit, futura providet; iacet enim corpus dormientis ut mortui, viget autem et vivit animus. Quod multo magis faciet post mortem, cum omnino corpore excesserit. Itaque adpropinquante morte multo est divinior. Nam et id ipsum vident, qui sunt morbo gravi et mortifero adfecti, instare mortem; itaque iis occurrunt plerumque imagines mortuorum, tumque vel maxume laudi student, eosque, qui secus quam decuit vixerunt, peccatorum suorum tum maxume paenitet.
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traduzione
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63 Quando, dunque, nel sonno l'anima ? sottratta all'unione col corpo e al contagio che ne deriva, allora si ricorda del passato, scorge il presente, prevede il futuro: ch? il corpo del dormiente giace come quello d'un morto, mentre l'anima ? desta e viva. E in questa condizione si trover? tanto pi? dopo la morte, quando sar? del tutto uscita dal corpo. Perci?, all'approssimarsi della morte, ? molto pi? dotata di virt? profetica. Quelli che sono affetti da malattia grave e mortale questo anzitutto prevedono, l'imminenza della loro morte. A essi di solito appaiono le immagini dei morti, e in quei momenti pi? che mai desiderano di meritarsi lode, e se sono vissuti in modo sconveniente, allora soprattutto si pentono.
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