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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 86
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originale
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86 Cur fiat quidque, quaeris. Recte omnino; sed non nunc id agitur; fiat necne fiat, id quaeritur: ut si magnetem lapidem esse dicam qui ferrum ad se adliciat et adtrahat, rationem cur id fiat adferre nequeam, fieri omnino neges. Quod idem facis in divinatione, quam et cernimus ipsi et audimus et legimus et a patribus accepimus. Neque ante philosophiam patefactam, quae nuper inventa est, hac de re communis vita dubitavit, et, posteaquam philosophia processit, nemo aliter philosophus sensit, in quo modo esset auctoritas.
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traduzione
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86 Tu chiedi perch? ciascuna di queste cose avvenga. Curiosit? del tutto legittima; ma qui non di questo si tratta: si discute se quei fatti avvengano o no. Sarebbe come se, dicendo io che la calamita ? una pietra che alletta e attrae a s? il ferro ma non sapendo dire perch? ci? avvenga, tu negassi senz'altro il fatto. ? ci? che fai riguardo alla divinazione, che constatiamo di persona, di cui sentiamo parlare e leggiamo, la cui dottrina ci ? giunta dai nostri antenati. E gi? prima dell'inizio della filosofia, che risale a tempi recenti, l'opinione comune non ebbe alcun dubbio quanto a ci?; e quando si fece avanti la filosofia, nessun filosofo dotato di un minimo di autorit? la pens? altrimenti.
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