Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
Della divinazione, I, 102
|
|
originale
|
|
102 Neque solum deorum voces Pythagorei observitaverunt, sed etiam hominum, quae vocant omina. Quae maiores nostri quia valere censebant, idcirco omnibus rebus agendis "quod bonum, faustum, felix fortunatumque esset" praefabantur, rebusque divinis, quae publice fierent, ut "faverent linguis" imperabatur, inque feriis imperandis ut "litibus et iurgiis se abstinerent". Itemque in lustranda colonia ab eo qui eam deduceret, et cum imperator exercitum, censor populum lustraret, bonis nominibus qui hostias ducerent eligebantur. Quod idem in dilectu consules observant, ut primus miles fiat bono nomine.
|
|
traduzione
|
|
102 Ma i pitagorici consideravano assiduamente non solo le voci degli d?i, ma anche quelle degli uomini, chiamate ?mina. E siccome i nostri antenati ritenevano che esse avessero valore profetico, ogni volta che dovevano compiere un atto importante incominciavano col dire: "Sia questa cosa buona, fausta, felice e fortunata"; e nelle pubbliche cerimonie religiose si ordinava che i presenti "facessero silenzio", e, nel proclamare le ferie, che "si astenessero da liti e risse". Cos? pure, nel fondare con un rito di purificazione una colonia, colui che la fondava sceglieva, perch? conducessero le vittime al sacrificio, persone dai nomi di buon augurio; e cos? faceva il comandante quando purificava l'esercito, il censore quando purificava il popolo. Alla stessa norma si attengono i consoli nella leva: che il primo soldato arruolato abbia un nome di buon augurio.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|