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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 104
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originale
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104 L. Flaccum, flaminem Martialem, ego audivi, cum diceret Caeciliam Metelli, cum vellet sororis suae filiam in matrimonium conlocare, exisse in quoddam sacellum ominis capiendi causa, quod fieri more veterum solebat. Cum virgo staret et Caecilia in sella sederet, neque diu ulla vox exstitisset, puellam defatigatam petisse a matertera, ut sibi concederet paulisper ut in eius sella requiesceret; illam autem dixisse: "Vero, mea puella, tibi concedo meas sedes." Quod omen res consecuta est; ipsa enim brevi mortua est, virgo autem nupsit, cui Caecilia nupta fuerat. Haec posse contemni vel etiam rideri praeclare intellego, sed id ipsum est deos non putare, quae ab iis significantur contemnere.
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traduzione
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104 Ho udito raccontare io stesso da Lucio Flacco, fl?mine marziale, che Cecilia, moglie di Metello, volendo far sposare la figlia di sua sorella, si rec? in un tempietto per ricevere un presagio, secondo l'uso degli antichi. La nipote stava in piedi, Cecilia era seduta; per molto tempo non si sent? nessuna voce; allora la ragazza, stanca, chiese alla zia che le permettesse di riposarsi un poco sulla sua sedia. E Cecilia: "Certo, bambina mia, ti lascio il mio posto." E il detto si avver?: Cecilia mor? poco dopo, e la ragazza spos? colui che era stato il marito di Cecilia. Lo capisco fin troppo bene: queste cose si possono disprezzare o si pu? anche riderne; ma disprezzare i segni inviati dagli d?i e negare la loro esistenza, ? tutt'uno.
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