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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 106
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originale
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106 Quid est illo auspicio divinius, quod apud te in Mario est? ut utar potissumum auctore te:
"Hic Iovis altisoni subito pinnata satelles
arboris e trunco, serpentis saucia morsu,
subrigit ipsa, feris transfigens unguibus anguem
semianimum et varia graviter cervice micantem.
Quem se intorquentem lanians rostroque cruentans
iam satiata animos, iam duros ulta dolores
abicit ecflantem et laceratum adfligit in unda
seque obitu a solis nitidos convertit ad ortus.
Hanc ubi praepetibus pinnis lapsuque volantem
conspexit Marius, divini numinis augur,
faustaque signa suae laudis reditusque notavit,
partibus intonuit caeli pater ipse sinistris.
Sic aquilae clarum firmavit Iuppiter omen."
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traduzione
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106 Che c'? di pi? profetico di quell'auspicio che si legge nel tuo Mario? Della tua testimonianza mi piace servirmi pi? che di ogni altra:
"Allora, d'improvviso, l'alata ministra di G?ove altitonante, ferita dal morso del serpente, lo strappa a sua volta dal tronco dell'albero, trafiggendo con gli artigli spietati il rettile semivivo, guizzante a gran forza col collo variegato. Essa dilania e insanguina col becco il serpente che si divincola; poi, ormai saziata l'ira, ormai vendicato l'aspro dolore, lo lascia cader gi? spirante, lo fa precipitare nelle onde gi? ridotto a brani; ed essa si rivolge dal lato dove il sole tramonta verso il lato donde sorge splendente. Appena Mario, ?ugure della volont? divina, ebbe visto l'aquila che volava scorrendo per il cielo con le ali veloci, ed ebbe inteso il fausto presagio della propria gloria e del proprio ritorno, ecco che il Padre stesso degli d?i tuon? dalla parte sinistra del cielo. Cos? Giove conferm? lo splendido presagio dell'aquila."
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