Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
Della divinazione, I, 107
|
|
originale
|
|
107 Atque ille Romuli auguratus pastoralis, non urbanus fuit, nec fictus ad opiniones imperitorum, sed a certis acceptus et posteris traditus. Itaque Romulus augur, ut apud Ennium est, cum fratre item augure
"Curantes magna cum cura, tum cupientes
regni dant operam simul auspicio augurioque.
*In monte*
Remus auspicio se devovet atque secundam
solus avem servat; at Romulus pulcher in alto
quaerit Aventino, servat genus altivolantum.
Certabant, urbem Romam Remoramne vocarent;
omnibus cura viris uter esset induperator.
Exspectant, veduti consul cum mittere signum
volt, omnes avidi spectant ad carceris oras,
|
|
traduzione
|
|
107 E quell'augurio ottenuto da Romolo fu un augurio da pastore, non da esperto cittadino, non inventato per dar soddisfazione alle credenze degli ignoranti, ma ricevuto da persone fededegne e tramandato ai posteri. Or bene, Romolo ?ugure, come leggiamo in Ennio, e suo fratello ?ugure anche lui, "procedendo con gran cura, e desiderosi di regnare, si accingono all'auspicio e all'augurio. +Sul monte+ **** Remo si dedica all'auspicio e da solo attende che appaia qualche uccello; dal canto suo, Romolo dall'aspetto divino osserva il cielo sull'alto Aventino, attende la stirpe degli altovolanti. Gareggiavano per decidere se dovessero chiamare la citt? Roma o R?mora; tutti attendevano ansiosamente chi sarebbe stato il sovrano. Aspettano, come quando il console sta per dare il segnale nella corsa dei carri, tutti guardano avidamente le aperture dei cancelli,
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|