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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 109
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originale
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109 Sed ut, unde huc digressa est, eodem redeat oratio: si nihil queam disputare quam ob rem quidque fiat, et tantum modo fieri ea quae commemoravi doceam, parumne Epicuro Carneadive respondeam? Quid si etiam ratio exstat artificiosae praesensionis facilis, divinae autem paulo obscurior? Quae enim extis, quae fulgoribus, quae portentis, quae astris praesentiuntur, haec notata sunt observatione diuturna; adfert autem vetustas omnibus in rebus longinqua observatione incredibilem scientiam; quae potest esse etiam sine motu atque impulsu deorum, cum quid ex quoque eveniat et quid quamque rem significet crebra animadversione perspectum est.
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traduzione
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109 Ma, per ritornare al punto da cui ha preso le mosse il mio discorso, anche se io non fossi per nulla in grado di spiegare perch? avviene ciascuno di questi fatti, e dimostrassi soltanto che i fatti che ho menzionato avvengono, sarebbe debole la mia replica a Epicuro e a Carneade? Ebbene, che diremo se esiste anche la spiegazione, facile quella delle profezie ottenute mediante l'arte, alquanto pi? oscura, in verit?, quella delle profezie derivanti da esaltazione divina? Le profezie ricavate dalle viscere, dai fulmini, dai portenti, dagli astri si basano sulla registrazione di osservazioni costanti; e in ogni campo la lunga durata, accompagnata da lunga osservazione, ci procura straordinarie conoscenze. Queste si possono ottenere anche senza l'intervento e l'impulso degli d?i, quando, con frequenti esperienze, si arriva a capire che cosa accada in conseguenza di ciascun segno e quale sia il valore di premonizione di ciascun fenomeno.
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