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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 113
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originale
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113 Nec vero umquam animus hominis naturaliter divinat, nisi cum ita solutus est et vacuus, ut ei plane nihil sit cum corpore; quod aut vatibus contingit aut dormientibus. Itaque ea duo genera a Dicaearcho probantur et, ut dixi, a Cratippo nostro; si propterea quod ea proficiscuntur a natura, sint summa sane, modo ne sola; sin autem nihil esse in observatione putant, multa tollunt quibus vitae ratio continetur. Sed quoniam dant aliquid, idque non parvum [vaticinationes cum somniisl, nihil est quod cum his magnopere pugnemus, praesertim cum sint, qui omnino nullam divinationem probent.
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traduzione
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113 La divinazione naturale, l'anima umana non la compie se non quando ? talmente sciolta e libera da non avere assolutamente alcun legame col corpo. Ci? accade soltanto ai vaticinanti e ai dormienti. Perci? questi due generi di divinazione sono ammessi da Dicearco e dal nostro Cratippo, come ho detto. Se essi li ammettono perch? derivano dalla natura, diciamo pure che sono i pi? importanti, purch? non gli unici; ma se ritengono che l'osservazione dei segni profetici non valga nulla, sopprimono molti indizi utili per la condotta della vita. Ma poich? concedono qualcosa e non di poco conto [le profezie in stato di esaltazione e i sogni], non c'? alcun motivo, per noi, di discutere violentemente con essi, tanto pi? che vi sono quelli che non ammettono alcuna divinazione!
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