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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 122
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originale
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122 Hoc nimirum est ffiud, quod de Socrate accepimus, quodque ab ipso in libris Socraticorum saepe dicitur: esse divinum quiddam, quod daimo/nion appellat, cui semper ipse paruerit numquam impellenti, saepe revocanti. Et Socrates quidem (quo quem auctorem meliorem quaerimus?) Xenophonti consulenti sequereturne Cyrum, posteaquam exposuit quae ipsi videbantur, "Et nostrum quidem," inquit, "humanum est consilium; sed de rebus et obscuris et incertis ad Apollinem censeo referundum, ad quem etiam Athenienses publice de maioribus rebus semper rettulerunt.
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traduzione
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122 Questo ? appunto ci? che sappiamo riguardo a Socrate e che egli stesso dice in tanti passi delle opere dei suoi discepoli: che in lui c'era qualcosa di divino, da lui chiamato d?mone, al quale egli sempre obbediva, e che non lo sospingeva mai a fare qualcosa, ma spesso lo distoglieva. E proprio Socrate (della cui autorit? quale altra potrebb'essere migliore?), quando Senofonte gli chiese se dovesse andare in guerra al seguito di Ciro, gli espose prima la propria opinione, e poi aggiunse: "Il mio ? il consiglio di un uomo; ma, trattandosi di cose oscure e incerte, ritengo che si debba ricorrere all'oracolo di Apollo," al quale, anche gli ateniesi ricorrevano sempre per le questioni statali pi? importanti.
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