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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, I, 129
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originale
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129 A natura autem alia quaedam ratio est, quae docet, quanta sit animi vis seiuncta a corporis sensibus, quod maxime contingit aut dormientibus aut mente permotis. Ut enim deorum animi sine oculis, sine auribus, sine lingua sentiunt inter se quid quisque sentiat (ex quo fit ut homines, etiam cum taciti optent quid aut voveant, non dubitent quin di illud exaudiant), sic animi hominum, cum aut somno soluti vacant corpore aut mente permoti per se ipsi liberi incitati moventur, cernunt ea quae permixti cum corpore [animi] videre non possunt.
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traduzione
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129 Un altro argomento, poi, si desume dalla natura che ci insegna quanto sia grande il potere dell'anima separato dalle sensazioni corporee; e ci? avviene soprattutto a chi dorme o a chi ? invasato. Difatti, come le anime degli d?i, senza bisogno di avere occhi, n? orecchi, n? lingua, intendono reciprocamente ci? che ciascuno intende (cosicch? gli uomini, anche quando esprimono tacitamente un desiderio o un voto, possono essere sicuri che gli d?i li odono), cos? le anime umane, quando, immerse nel sonno, sono sciolte dal corpo oppure, essendo invasate, si muovono da s?, libere, con tutto il loro vigore, vedono ci? che non possono vedere quando sono commiste al corpo.
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