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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), III, 4
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originale
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[4] Sic profatus accusatos acerrimus immanem vocem repressit. Ac me statim praeco, si quid ad ea respondere vellem, iubebat incipere. At ego nihil tunc temporis amplius quam flere poteram, non tam hercules truculentam accusationem intuens quam meam miseram conscientiam. Sed tandem oborta divinitus audacia sic ad illa: "Nec ipse ignoro quam sit arduum trinis civium corporibus expositis eum qui caedis arguatur, quamvis vera dicat et de facto confiteatur ultro, tamen tantae multitudini quod sit innocens persuadere. Sed si paulisper audientiam publica mihi tribuerit humanitas, facile vos edocebo me discrimen capitis non meo merito sed rationabilis indignationis eventu fortuito tantam criminis frustra sustinere.
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traduzione
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Questo disse, con un vocione enorme, il terribile accusatore. Quando tacque l'usciere mi chiese se volessi replicare e m'incit? a farlo; ma io, in quel frangente non potevo far altro che piangere, non tanto per l'orribile accusa, quanto, perdio, per il mio rimorso cocente. Tuttavia, fatto audace da un'improvvisa ispirazione, cos? cominciai.
?Mi rendo conto quanto sia difficile, di fronte a tre cadaveri, per chi sia accusato di strage, persuadere un cos? gran pubblico della propria innocenza anche se costui dice la verit? e spontaneamente riconosce le sue responsabilit?. Tuttavia se la pubblica benevolenza vorr? concedermi un po' d'attenzione, facilmente vi dimostrer? che oggi io rischio la pena di morte non per mia colpa, e che soltanto per un casuale evento, che ha suscitato in me un comprensibile sdegno io sopporto ingiustamente l'infamia di tale accusa.
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