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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), III, 7
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originale
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[7] Haec profatus rursum lacrimis obortis porrectisque in preces manibus per publicam misericordiam per pignorum caritate maestus tunc hos tunc illos deprecabar. Cumque iam humanitate commotos misericordia fletuum adfectos omnis satis crederem, Solis et Iustitiae testatus oculos casumque praesentem meum commendans deum providentiae paulo altius aspectu relato conspicio prorsum totum populum risu cachinnabili diffluebant nec secus illum bonum hospitem parentemque meum Milonem risu maximo dissolutum. At tunc sic tacitus mecum: "En fides," inquam "en conscientia! Ego quidem pro hospitis salute et homicida sum et reus capitis inducor, at ille, non contentus quod mihi nec adsistendi solacium perhibuit, insuper exitium meum cachinnat."
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traduzione
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Questo dissi e di nuovo scoppiai in lacrime e a mani giunte, in nome della pubblica misericordia, di quanto avessero di pi? caro, mi misi a scongiurare ora l'uno ora l'altro. E bench? mi sembrasse d'aver suscitato in loro un sentimento di umanit?, di averli mossi a compassione con i miei pianti, chiamai a testimone l'occhio del sole e della giustizia e affidai la mia sorte alla provvidenza divina. Ma ecco che levando in alto lo sguardo, m'accorsi che tutta quella folla di gente se la rideva a crepapelle e che perfino Milone, il mio ospite paterno, non si teneva pi? dal ridere.
?Ma che razza di vigliacco, che coscienza? pensai allora tra me. ?Per avergli salvato la pelle a quel mio ospite, sono preso per un assassino e mi si sta condannando a morte e lui, oltre a non avermi dato neppure il conforto di un'assistenza, ? l? che se la sghignazza sulla mia rovina.?
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