4. Nec mora, cum iam in meridiem prono iubare rursum nos ac praecipue me longe gravius onustum producunt illi latrones stabulo. Iamque confecta bona parte itineris et viae spatio defectus et sarcinae pondere depressus ictibusque fustium fatigatus atque etiam ungulis extritis iam claudus et titubans rivulum quendam serpentis leniter aquae propter insistens subtilem occasionem feliciter nactus cogitabam totum memet flexis scite cruribus pronum abicere, certus atque obstinatus nullis verberibus ad ingrediundum exsurgere, immo etiam paratus non fusti tantum (percussus) sed machaera perfossus occumbere. Rebar enim iam me prorsus exanimatum ac debilem mereri causariam missionem, certe latrones partim inpatientia morae partim studio festinatae fugae dorsi mei sarcinam duobus ceteris iumentis distributuros meque in altioris vindictae vicem lupis et vulturiis praedam relicturos.
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Senza un attimo di respiro, sotto il sole del primo pomeriggio, quei briganti ci tirarono fuori dalla stalla e ci caricarono ben bene pi? di prima, me soprattutto.
S'era gi? fatto un bel pezzo di strada ed io, sfinito da quel po' po' di miglia, schiacciato sotto il mio carico, dolorante per tutte le legnate che avevo preso, con gli zoccoli ormai tutti consumati, zoppo e traballante, mi fermai presso un ruscello che scorreva dolcemente fra l'erba pensando che quello era proprio il momento buono per piegare le ginocchia, stendermi a terra e non muovermi pi? a costo d'essere finito a furia di legnate o addirittura con una coltellata.
Credevo che, ridotto com'ero, mezzo morto ormai, mi sarebbe proprio spettato il congedo d'invalidit? e che quei briganti, vuoi per non star l? a perdere tempo, vuoi per la preoccupazione di fuggire pi? presto che potevano, avrebbero diviso il mio carico fra gli altri due giumenti e per maggior vendetta mi avrebbero lasciato l? in pasto ai lupi e agli avvoltoi.
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