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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 3
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originale
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3. Sensit Psyche divinae providentiae beatitudinem, monitusque vocis informis audiens et prius somno et mox lavacro fatigationem sui diluit, visoque statim proximo semirotundo suggestu, propter instrumentum cenatorium rata refectui suo commodum libens accumbit. Et ilico vini nectarei eduliumque variorum fercula copiosa nullo serviente sed tantum spiritu quodam impulsa subministrantur. Nec quemquam tamen illa videre poterat, sed verba tantum audiebat excidentia et solas voces famulas habebat. Post opimas dapes quidam introcessit et cantavit invisus et alius citharam pulsavit, quae videbatur nec ipsa. Tunc modulatae multitudinis conserta vox aures eius affertur, ut, quamvis hominum nemo pareret, chorus tamen esse pateret.
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traduzione
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?Psiche comprese che tutta quella grazia era un segno della divina provvidenza e seguendo le indicazioni delle voci misteriose prima con il sonno poi con un bagno si liber? della stanchezza.
?Fu allora che vide, poco discosta, una tavola semicircolare gi? apparecchiata per il pranzo e pensando si trattasse del suo, volentieri sedette.
?All'istante, senza che nessuno servisse, ma come spinti da un soffio, le vennero recati vini pregiati, svariate pietanze. Non riusciva a vedere nessuno, sentiva solo un rimbalzar di parole ? aveva per ancelle soltanto delle voci.
?Dopo quel pranzo squisito un essere invisibile entr? e cominci? a cantare e un altro ad accompagnarlo sulla cetra ma Psiche non riusc? a vedere nemmeno questa; poi le giunse all'orecchio un concerto di voci: si trattava di un coro, ma anche questa volta la fanciulla non vide nessuno.
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