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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 30
 
originale
 
30. Sed male prima a pueritia inductus es et acutas manus habes et maiores tuos irreverenter pulsasti totiens et ipsa matrem tuam, me inquam ipsam, parricida denudas cotidie et percussisti saepius et quasi viduam utique contemnis nec vitricum tuum fortissimum illum maximumque bellatorem metuis. Quidni? cui saepius in angorem mei paelicatus puellas propinare consuesti. Sed iam faxo te lusus huius paeniteat et sentias acidas et amaras istas nuptias. ? Sed nunc inrisui habita quid agam? Quo me conferam? Quibus modis stelionem istum cohibeam? Petamne auxilium ab inimica mea Sobrietate, quam propter huius ipsius luxuriam offendis saepius? At rusticae squalentisque feminae conloquium prorsus [adhibendum est] horresco. Nec tamen vindictae solacium undeunde spernendum est. Illa mihi prorsus adhibenda est nec ulla alia, quae castiget asperrime nugonem istum, pharetram explicet et sagittas dearmet, arcum enodet, taedam deflammet, immo et ipsum corpus eius acrioribus remediis coerceat. Tunc iniuriae meae litatum crediderim cum eius comas quas istis manibus meis subinde aureo nitore perstrinxi deraserit, pinnas quas meo gremio nectarei fontis infeci praetotonderit."
 
traduzione
 
?La verit? ? che tu sin da piccolo eri un poco di buono e hai sempre avuto le grinfie lunghe. Quante volte senza alcun rispetto hai messo le mani addosso anche ai tuoi vecchi; perfino di tua madre, dico io, s?, proprio, anche di me, assassino, te ne approfitti; spesso mi hai anche picchiata; mi tratti male come se non avessi nessuno al mondo e non hai soggezione nemmeno di quel grande e forte guerriero che ? il tuo padrino. E che? forse non ? vero che tante volte a dispetto mio gli hai procurate delle ragazze? Ma ti far? pentire io di codesti tuoi scherzi e sentirai come ti diventeranno amare e agre queste tue nozze. ?S?, ma ora che devo fare dal momento che sono stata beffata? Dove devo andare? E com'? che posso tenere a bada questa tarantola? Possibile che debbo chiedere aiuto alla Temperanza, alla mia nemica, che io ho tante volte offeso proprio per colpa di questo scostumato? ?D'altro canto mi vengono i brividi al pensiero di dover parlare a quella cafona miserabile; comunque la soddisfazione che d? la vendetta non ? cosa da buttar via, da qualunque parte venga, e, quindi, proprio di lei e di nessun'altra mi posso servire per dare a questo pagliaccio una solenne lezione, spaccargli la faretra spuntargli le frecce, allentargli l'arco, spengergli la fiaccola, insomma adottare rimedi estremi per farlo rigar dritto. Non mi sentir? soddisfatta dell'offesa patita fino a quando quella donna non lo avr? pelato della chioma che io stessa, con le mie mani, ho tante volte pettinato e fatto risplendere come oro, e non gli avr? spuntate le penne che, tenendolo in grembo, io gli ho imbevute di nettare.'
 

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