31. Sic effata foras sese proripit infesta et stomachata biles Venerias. Sed eam protinus Ceres et Iuno continantur visamque vultu tumido quaesiere cur truci supercilio tantam venustatem micantium oculorum coerceret. At illa: "Opportune" inquit " ardenti prorsus isto meo pectori volentiam scilicet perpetraturae venitis. Sed totis, oro, vestris viribus Psychen illam fugitivam volaticam mihi requirite. Nec enim vos utique domus meae famosa fabula et non dicendi filii mei facta latuerunt."
Tunc illae non ignarae quae gesta sunt palpare Veneris iram saevientem sic adortae: "Quid tale, domina, deliquit tuus filius ut animo pervicaci voluptate illius impugnes et, quam ille diligit, tu quoque perdere gestias? Quod autem, oramus, isti crimen si puellae lepidae libenter adrisit? An ignoras eum masculum et iuvenem esse vel certe iam quot sit annorum oblita es? An, quod aetatem portat bellule, puer tibi semper videtur? Mater autem tu et praeterea cordata mulier filii tui lusus semper explorabis curiose et in eo luxuriem culpabis et amores revinces et tuas artes tuasque delicias in formonso filio reprehendes? Quid autem te deum, qui hominum patietur passim cupidines populis disseminantem, cum tuae domus amores amare coerceas et vitiorum muliebrium publicam praecludas officinam?" Sic illae metu sagittarum patrocinio gratioso Cupidini quamvis absenti blandiebantur. Sed Venus indignata ridicule tractari suas iniurias praeversis illis altrorsus concito gradu pelago viam capessit.
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?Cos? parl? la dea e usc? a precipizio dalla stanza, adirata e furente come sapeva esserlo soltanto lei.
?Ma ecco che Cerere e Giunone le corsero dietro e vedendola tutta sconvolta le chiesero il perch? di quel truce cipiglio che toglieva incanto e fulgore ai suoi occhi.
?'Siete proprio giunte a proposito' le interruppe: 'ho la rabbia in corpo e voi mi darete la soddisfazione che cerco. Vi prego, mettetecela tutta, ma trovatemi questa Psiche, sempre in fuga, sempre che scompare. Sapete, no, le favolette che corrono ormai sulla mia famiglia e le prodezze di quel tipo che non voglio pi? chiamare figlio?'
?'Quelle, allora, conoscendo i fatti, si misero ad ammansire la dea: 'Ma che cosa ha poi fatto di tanto male tuo figlio, che gli togli tutti gli spassi e addirittura vuoi a tutti i costi la rovina della fanciulla che ama? Via, non ? mica un delitto se ha fatto l'occhietto
a una bella ragazza. In fondo ? un maschio, ed ? un giovanotto! O ti sei dimenticata quanti anni ha? O forse perch? li porta bene credi che sia sempre un ragazzino? E tu che sei sua madre e, per di pi?, una donna piena di buon senso, che fai ora? Ti metti l? a indagare nelle passioncelle di tuo figlio, ad accusarlo che ? un donnaiolo, magari a rimproverargli i suoi amori, a biasimare in un ragazzo cos? avvenente quelle che sono le tue abitudini, i tuoi piaceri?
?'Nessun dio, nessun uomo potrebbe darti ragione se tu continui a spargere il seme del desiderio tra le genti e poi, a causa tua, pretendi che Amore faccia astinenza e chiudi la scuola dove s'insegnano certi vizietti che piacciono alle donne.'
?Cos? quelle due dee, per paura delle sue frecce e per propiziarselo, di loro iniziativa presero le difese di Cupido, bench? questi non fosse presente.
?Ma Venere, indispettita perch? le offese che aveva ricevute venivano prese poco sul serio, volt? loro le spalle e tutta risentita, a rapidi passi, prese la via del mare.
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