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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VI, 6
 
originale
 
6. At Venus terrenis remediis inquisitionis abnuens caelum petit. Iubet instrui currum quem ei Vulcanus aurifex subtili fabrica studiose poliverat et ante thalami rudimentum nuptiale munus obtulerat limae tenuantis detrimento conspicuum et ipsius auri damno pretiosum. De multis quae circa cubiculum dominae stabulant procedunt quattuor candidae columbae et hilaris incessibus picta colla torquentes iugum gemmeum subeunt susceptaque domina laetae subvolant. Currum deae prosequentes gannitu constrepenti lasciviunt passeres et ceterae quae dulce cantitant aves melleis modulis suave resonantes adventum deae pronuntiant. Cedunt nubes et Caelum filiae panditur et summus aether cum gaudio suscipit deam, nec obvias aquilas vel accipitres rapaces pertimescit magnae Veneris canora familia.
 
traduzione
 
?Intanto Venere rinunciando a valersi per le sue ricerche di mezzi terreni decise di tornarsene in cielo e ordin? che le fosse allestito il cocchio che Vulcano, l'orafo insigne, le aveva fabbricato con arte raffinata per offrirglielo come dono di nozze alla vigilia della prima notte. Era un carro bellissimo per l'opera sottile della lima che togliendo l'oro superfluo lo aveva ancor pi? impreziosito. Delle molte colombe che sostavano dinanzi alla camera della dea, quattro, bianchissime, vennero avanti e con graziosi passi, muovendo qua e l? il collo iridato, si sottoposero al giogo tempestato di pietre preziose, attesero che la loro signora fosse salita e poi presero il volo. ?In corteo, dietro il carro, folleggiavano i passeri in lieta gazzarra e gli altri uccelli con canti modulati e con dolci gorgheggi annunziavano il suo arrivo. Le nubi si ritrassero, il cielo si spalanc? per ricevere sua figlia e l'altissimo etere gloriosamente accolse la dea, n? volo d'aquile o di rapaci sparvieri impauriva il canoro corteggio della grande Venere.
 

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