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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), VI, 32
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originale
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32. Sic enim cuncta quae recte statuistis ambo sustinebunt, et mortem asinus quam pridem meruit, et illa morsus ferarum, cum vermes membra laniabunt, et ignis flagrantiam, cum sol nimiis caloribus inflammarit uterum, et patibuli cruciatum, cum canes et vultures intima protrahent viscera. Sed et ceteras eius aerumnas et tormenta numerate: mortuae bestiae ipsa vivens ventrem habitabit, tum faetore nimio nares aestuabit, et inediae diutinae letali fame tabescet, nec suis saltem liberis manibus mortem sibi fabricare poterit."
Talibus dictis non pedibus sed totis animis latrones in eius vadunt sententiam. Quam meis tam magnis auribus accipiens quid aliud quam meum crastinum deflebam cadaver?
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traduzione
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?In questo modo tutti e due subiranno quelle pene che voi avete giustamente proposto: l'asino la morte che gi? da un sacco di tempo si merita, la ragazza i morsi delle fiere quando appunto i vermi roderanno le sue membra, e il bruciore del fuoco quando il sole con i suoi raggi ardenti far? diventare un forno il ventre dell'asino, e la tortura della croce quando cani e avvoltoi le strapperanno le viscere. Fate, inoltre, il conto delle altre torture e pene varie: dovr? star viva nel ventre di una bestia morta: il fetore insopportabile le soffocher? il respiro per il lungo digiuno si consumer? lentamente e non avr? nemmeno le mani libere per darsi la morte da s?.?
I briganti, all'unanimit?, approvarono questa proposta per acclamazione ed io, ascoltando tutto questo con le mie grandi orecchie, che altro potevo fare se non piangere su quel cadavere che sarei stato, l'indomani?
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