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Progetto
Ovidio - database
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 18
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originale
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18. Nec tamen post tantas meas clades inmodico sarcinae pondere contentus, cum fluvium transcenderemus, qui forte praeter viam defluebat, peronibus suis ab aquae madore consulens ipse quoque insuper lumbos meos insiliens residebat, exiguum scilicet et illud tantae molis superpondium. Ac si quo casu limo caenoso ripae supercilia lubricante oneris inpatientia prolapsus deruissem, cum deberet egregius agaso manum porrigere, capistro suspendere, cauda sublevare, certe partem tanti oneris, quoad resurgerem saltem, detrahere, nullum quidem defesso mihi ferebat auxilium, sed occipiens a capite, immo vero et ipsis auribus totum me complicabat [cidit] fusti grandissimo, donec fomenti vice ipsae me plagae suscitarent.
Idem mihi talem etiam excogitavit perniciem. Spinas acerrumas et punctu venerato viriosas in fascem tortili nodo constrictas caudae meae pensilem deligavit cruciatum, ut incessu meo commotae incitataeque funestis aculeis infeste me convulnerarent.
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traduzione
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Ma non contento di schiacciarmi sotto carichi enormi, come se non ne avessi abbastanza di guai, tutte le volte che incontravamo un fiume e c'era da attraversarlo, costui, per non bagnarsi gli stivali, mi saltava in groppa, sistemandosi comodo: piccolo supplemento, certo, che s'aggiungeva al mio carico. E se per caso per il peso eccessivo che mi faceva barcollare, risalendo la riva opposta, io scivolavo sul terreno fangoso, quel singolare asinaio mica mi tendeva una mano, o mi tirava su per la cavezza, o cercava di sollevarmi per la coda o almeno di liberarmi di una parte del carico perch? io potessi farcela a rialzarmi, macch?, manco per niente che mi dava un aiuto, sfinito com'ero, ma, principiando dal capo, anzi proprio dalle orecchie, mi caricava di botte con un randello enorme fino a quando quelle legnate, funzionando come una medicina, non mi rimettevano in piedi.
E fu lui, questo disgraziato, a inventare un altro supplizio ai miei danni. Prese dei rami che avevano spine aguzze e velenose, ne fece un fascio ben stretto e me li appese alla coda, perch?, ciondolandomi dietro a ogni passo che facevo, mi straziassero con i loro terribili aculei.
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