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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), VII, 22
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originale
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22. Talibus mendaciis admiscendo sermones alios, qui meum verecundum silentium vehementius premerent, animos pastorum in meam perniciem atrociter suscitavit. Denique unus ex illis: "Quin igitur publicum istum maritum" inquit "immo communem omnium adulterum illis suis monstruosis nuptiis condignam victimamus hostiam? et ?Heus tu, puer," ait "obtruncato protinus eo intestina quidem canibus nostris iacta, ceteram vero carnem omnem operariorum cenae reserva. Nam corium adfirmavit cineris inspersum dominis referemus eiusque mortem de lupo facile mentiemur."
Sublata cunctatione accusator ille meus noxius, ipse etiam pastoralis exsecutor sententiae, laetus et meis insultans malis calcisque illius admonitus, quam inefficacem fuisse mehercules doleo, protinus gladium cotis adtritu parabat.
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traduzione
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Aggiungendo bugie su bugie che nel mio imbarazzato silenzio suonavano ancor pi? offensive, quello riusc? ad aizzare contro di me l'animo di quei pastori, tanto che uno di loro se ne usc? con questa proposta: ?Ma perch? non lo immoliamo, questo marito pubblico, anzi questo seduttore bell'e pronto per tutti, ben degna vittima dei suoi amori mostruosi. Al?, ragazzo, scannalo e poi getta le sue budella ai nostri cani e conserva la carne per la cena degli operai. Penseremo noi a portare la pelle ai padroni dopo averla conciata con un po' di cenere e, come niente, a far credere che ? stato un lupo a divorarlo.?
Senza farselo dire due volte quel mio infame accusatore tutto contento altres? di essere l'esecutore materiale di quella sentenza decretata dai pastori, spernacchiando sulle mie disgrazie e ricordandosi dei calci che gli avevo appioppati - ahi!, quanto mi dispiacque averglieli dati troppo piano - si mise subito ad affilar la spada.
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