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autore
brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VIII, 8
 
originale
 
8. Sed Thrasyllus, praeceps alioquin et de ipso nomine temerarium, priusquam dolorem lacrimae satiarent et percitae mentis resideret furor et in sese nimietatis senio lassesceret luctus, adhuc flentem maritum, adhuc vestes lacerantem, adhuc capillos distrahentem non dubitavit de nuptiis convenire et imprudentiae labe tacita pectoris sui secreta fraudesque ineffabiles detegere. Sed Charite vocem nefandam et horruit et detestata est et velut gravi tonitru procellaque sideris vel etiam ipso diali fulmine percussa corruit corpus et obnubilavit animam. Sed intervallo revalescente paulatim spiritu, ferinos mugitus iterans et iam scaenam pessimi Thrasylli perspiciens, ad limam consili desiderium petitoris distulit. Tunc inter moras umbra illa misere trucidati Tlepolemi sanie cruentam et pallore deformem attollens faciem quietem pudicam interpellat uxoris: "Mi coniux, quod tibi prorsus ab alio dici iam licebit: etsi in pectore tuo non permanet nostri memoria vel acerbae mortis meae casus foedus caritatis intercidit. ? quovis alio felicius maritare, modo ne in Thrasylli manum sacrilegam conveniam neve sermonem conferas nec mensam accumbas nec toro adquiescas. Fuge mei percussoris cruentam dexteram. Noli parricidio nuptias auspicari. Vulnera illa, quorum sanguinem tuae lacrimae perluerunt, non sunt tota dentium vulnera: lancea mali Thrasylli me tibi fecit alienum" et addidit cetera omnemque scaenam sceleris inluminavit.
 
traduzione
 
?Ma Trasillo, ardito e, come dice il suo nome, temerario, prima ancora che le lacrime avessero placato il dolore e che si fosse acquietato il delirio di una mente sconvolta e la pena fosse scemata col tempo chiudendosi in se stessa, a lei che ancora piangeva lo sposo, che ancora si lacerava le vesti e si strappava i capelli, non esit? a parlare di nozze e a svelare spudoratamente il segreto che covava dentro e le sue incredibili infami intenzioni. ?Inorrid? Carite e si ribell? a quella ignobile proposta e come colpita da un gran tuono o da una forza celeste o dallo stesso fulmine di Giove, cadde a terra priva di sensi. Quando dopo un po' riprese conoscenza cominci? a gridare come una belva, e, comprendendo ormai la parte sostenuta dall'infame Trasillo, men? per le lunghe la richiesta del pretendente per meglio riflettervi. ?Fu appunto in questo lasso di tempo che l'ombra di Tlepolemo, cos? tragicamente ucciso, sporca ancora di sangue e irriconoscibile nel suo pallore, apparve nei casti sogni della sposa: 'O moglie mia' le diceva 'che qualcun altro ormai potr? anche chiamarti cos?, se nel tuo cuore s'? affievolito il mio ricordo o se per la mia morte immatura s'? spezzato il vincolo d'amore che ci legava, sposa pure chi vuoi e sii felice ma, in nessun modo, non darti a Trasillo, non metterti nelle sue sacrileghe mani, evita di parlargli, di sedere alla sua mensa, di entrare nel suo letto. Sta' lontana dalla mano insanguinata del mio uccisore, non iniziare la tua nuova vita di sposa con un assassino. Quelle ferite che lavasti con le tue lacrime non furono tutte prodotte dalle zanne del cinghiale: fu la lancia del perfido Trasillo a separarmi da te.' E altro ancora aggiunse chiarendo perfettamente come s'erano svolti i fatti.
 

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