11. Placuit Thrasyllo scaena feralium nuptiarum. Nec sequius aliquid suspicatus sed exspectatione turbidus de diei tantum spatio et vesperae mora querebatur. Sed ubi sol tandem nocti decessit, ex imperio Charites adest ornatus et nutricis captiosa vigilia deceptus inrepit cubiculum pronus spei. Tunc anus de iussu dominae blandiens ei furtim depromptis calcibus et oenophoro, quod inmixtum vino soporiferum gerebat venenum, crebris potionibus avide ac secure haurientem mentita dominae tarditatem, quasi parentem adsideret aegrotum, facile sepelivit ad somnum. Iamque eo ad omnes iniurias exposito ac supinato introvocata Charite masculis animis impetumque duro fremens invadit ac supersistit sicarium.
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?Piacque a Trasillo questa messinscena di nozze per lui fatali e senza sospettare di nulla ma tutto smanioso, nell'attesa, si rammaricava che il giorno fosse tanto lungo a passare e la notte tanto lenta a venire.
?Ma quando il sole lasci? il posto alle tenebre egli, puntualissimo, e tutto avvolto nel suo mantello come gli aveva raccomandato Carite, con la ingannevole complicit? della nutrice ch'era l? ad aspettarlo, scivol? nella camera di lei, pieno di speranza.
La vecchia, allora, secondo le istruzioni ricevute, lo intrattenne amabilmente porgendogli delle coppe e un'anfora di vino nella quale furtivamente aveva messo del sonnifero, pregandolo di giustificare il ritardo della padrona trattenuta al letto del padre ammalato.
?Senza alcun sospetto Trasillo cominci? a bere a garganella e fu un gioco farlo piombare in un sonno profondo. Quando, infine, egli giacque riverso, del tutto indifeso e inoffensivo, la vecchia chiam? Carite che nel suo virile risentimento e fremente di rabbia si precipit? dentro e s'avvent? sull'assassino.
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