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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VIII, 23
 
originale
 
23. Hac quoque detestabili deserta mansione, paganos in summo luctu relinquentes, rursum pergimus dieque tota campestres emensi vias civitatem quandam populosam et nobilem iam fessi pervenimus. Inibi larem sedesque perpetuas pastores illi statuere decernunt, quod et longe quaesituris firmae latebrae viderentur et annonae copiosae beata celebritas invitabat. Triduo denique iumentorum refectis corporibus, quo vendibiliores videremur, ad mercatum producimur magnaque voce praeconis pretia singulis nuntiantis equi atque alii asini opulentis emptoribus praestinantur; at me relictum solum ac subsicivum cum fastidio plerique praeteribant. Iamque taedio contrectationis eorum, qui de dentibus meis aetatem computabant, manum cuiusdam faetore sordentem, qui gingivas identidem meas putidis scalpebat digitis, mordicus adreptam plenissime conterrui. Quae res circumstantium ab emptione mea utpote ferocissimi deterruit animos. Tunc praeco dirruptis faucibus et rauca voce saucius in meas fortunas ridiculos construebat iocos: "Quem ad finem cantherium istum venui frustra subiciemus et vetulum et extritis ungulis debilem et dolore deformem et in hebeti pigritia ferocem nec quicquam amplius quam ruderarium cribrum? Atque adeo vel donemus eum cuipiam, si qui tamen faenum suum perdere non gravatur."
 
traduzione
 
Cos? abbandonammo anche questo infausto luogo e riprendemmo il cammino lasciando alle sue disgrazie la gente sconsolata che vi abitava. Viaggiammo un'intera giornata lungo strade di campagna e, finalmente, stanchi morti, giungemmo a una bella e popolosa citt?. Qui i pastori decisero di fermarsi definitivamente, di metter su casa, un po' perch? quello parve loro un nascondiglio sicuro, lontano da ogni ficcanaso, un po' perch? li allettava l'abbondanza e la continua affluenza di viveri. Per tre giorni, cos?, noi bestie fummo lasciate in pace, anzi ci rimpinzarono a pi? non posso perch? facessimo bella mostra di noi e, poi, ci portarono al mercato e ci misero in vendita. Il banditore a gran voce offr? il prezzo per ciascuno di noi: i cavalli e gli altri asini furono subito comprati da ricchi mercanti, io, invece, rimasi l? tutto solo in un cantuccio e la gente mi passava davanti con una smorfia come se fossi roba di scarto. Alla fine mi venne rabbia d'esser palpato e squadrato da tutti e di sentirmi calcolare l'et? dai denti che avevo e cos? afferrai la mano puzzolente di un tizio che continuava a strizzarmi le gengive con quelle sue mani luride e gliela conciai proprio a dovere. La cosa bast? per togliere a tutti la voglia di comprarmi ed io passai per una bestia ferocissima. Ma il banditore riprese a urlare con la sua voce sgangherata e questa volta si mise a snocciolare sul mio conto un sacco di ridicolaggini: ?Ma che stiamo qui a perder tempo per cercar di vendere questo castrone? vecchio per giunta, che s? e no si regge su quei quattro zoccoli consumati, sformato dai dolori, inselvatichito dalla pigrizia, che non vale pi? di un setaccio da ghiaia. Via, se qualcuno ? disposto a rimetterci il fieno, noi glielo regaliamo.?
 

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