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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VIII, 25
 
originale
 
25. At praeco: "Vervecem" inquit "non asinum vides, ad usus omnes quietum, non mordacem nec calcitronem quidem, sed prorsus ut in asini corio modestum hominem inhabitare credas. Quae res cognitu non ardua. Nam si faciem tuam mediis eius feminibus immiseris, facile periclitaberis quam grandem tibi demonstret patientiam." Sic praeco lurchonem tractabat dicacule, sed ille cognito cavillatu similis indignanti: "At te" inquit "cadaver surdum et mutum delirumque praeconem omnipotens et omniparens dea Syria et sanctus Sabazius et Bellona et mater Idaea cum (suo Attide et cum) suo Adone Venus domina caecum reddant, qui scurrilibus iam dudum contra me velitaris iocis. An me putas, inepte, iumento fero posse deam committere, ut turbatum repente divinum deiciat simulacrum egoque miseria cogar crinibus solutis discurrere et deae meae humi iacenti aliquem medicum quaerere?" Accepto tali sermone cogitabam subito velut lymphaticus exsilire, ut me ferocitate cernens exasperatum emptionem desineret. Sed praevenit cogitatum meum emptor anxius pretio depenso statim, quod quidem gaudens dominus scilicet taedio mei facile suscepit, septemdecim denarium, et illico me stomida spartea deligatum tradidit Philebo: hoc enim nomine censebatur iam meus dominus.
 
traduzione
 
?Non ? un asino, ? un pecorone,? lo rassicur? il banditore, ?buono a tutti gli usi; non morde, non tira calci, quasi quasi sotto quella pelle si direbbe che si nasconda un brav'uomo. Prova a metterci la testa fra le cosce e vedrai da te quant'? arrendevole.? Cos? quel banditore sbeffeggiava il gaglioffo che, capita l'antifona, lo rimbecc? tutto arrabbiato: ?Carogna sordomuta,? gli grid?, ?imbecille d'un banditore! E da un po' che mi stai menando per il naso con le tue battute oscene. Che l'onnipotente Siria, genitrice di tutte le cose e il santo Sabazio e Bellona e la Madre Idea col suo Attis e Venere regina col suo Adone ti rendano cieco. Ma, idiota che sei, ti pare che io possa affidare la dea a un giumento ribelle che tutt'a un tratto s'impunta e mi getta gi? la sacra immagine e io, poverina, a correr di qua e di l?, tutta spettinata a cercare un medico per la mia dea stesa in terra?? Io che avevo ascoltato tutto pensai di mettermi a dare sgroppate come un ossesso in modo che quello, vedendomi cos? inferocito, rinunciasse a comprarmi. Ma quello, ansioso di concludere, mi prevenne e sbors? l? per l? diciassette denari che il mio padrone subito intasc?, lieto di sbarazzarsi di me. E cos?, con una corda attorno al collo, fui consegnato a Filebo, come si chiamava il mio nuovo padrone.
 

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