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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), VIII, 30
 
originale
 
30. Hac infamia consternati, quae per ora populi facile dilapsa merito invisos ac detestabiles eos cunctis effecerat, noctem ferme circa mediam collectis omnibus furtim castello facessunt bonaque itineris parte ante iubaris exortum transacta iam die claro solitudines avias nancti, nulla secum prius conlocuti, accingunt se meo funeri deaque vehiculo meo sublata et humi reposita cunctis stramentis me renudatum ac de quadam quercu destinatum flagro illo pecuinis ossibus catenato verberantes paene ad extremam confecerant mortem; fuit unus, qui poplites meos enervare secure sua comminaretur, quod de pudore illo candido scilicet suo tam deformiter triumphassem: sed ceteri non meae salutis, sed simulacri iacentis contemplatione in vita me retinendum censuere. Rursum itaque me refertum sarcinis planis gladiis minantes perveniunt ad quandam nobilem civitatem, Inibi vir principalis, et alias religiosus et eximie deum reverens, tinnitu cymbalorum et sonu tympanorum cantusque Phrygii mulcentibus modulis excitus procurrit obviam deamque votivo suscipiens hospitio nos omnis intra conseptum domus amplissimae constituit numenque summa veneratione atque hostiis opimis placare contendit.
 
traduzione
 
Confusi da un simile scandalo che in un baleno fu sulla bocca di tutti, rendendoli giustamente odiosi e repugnanti, raccolti i loro bagagli, di nascosto, in piena notte, lasciarono il villaggio, tanto che prima del levar del sole avevano gi? percorso un buon tratto di strada e a giorno fatto erano ormai lontani in una zona solitaria e fuori mano. Qui, dopo aver parlottato a lungo fra di loro, decisero di farmi la pelle: mi tolsero la dea dalla schiena, la posarono a terra, mi liberarono di tutti i finimenti mi legarono a una quercia e con quel loro staffile tutto nodi e ossicini di montone me ne diedero tante da ridurmi in fin di vita; e ce ne fu uno che voleva tagliarmi i garretti con un'ascia, visto che cos? brutalmente gli avevo offeso il suo pudore immacolato. Ma gli altri, per?, oh, non certo perch? ci tenevano a me ma perch? vedevano che la dea era riversa a terra, ritennero pi? opportuno lasciarmi vivere. E cos? nuovamente mi caricarono di tutti i bagagli e spingendomi a furia di piattonate, giunsero a un'importante citt?. Qui uno dei cittadini pi? in vista, un uomo molto religioso, che aveva una particolare devozione per la dea, quando sent? il fragore dei cembali, il rullo dei tamburi e le carezzevoli melodie del canto frigio, subito ci venne incontro e, per voto, volle ospitare la dea e tutti noi nell'atrio della sua grande casa e si fece in quattro per propiziarsi quella divinit? sacrificandole grasse vittime con la devozione pi? profonda.
 

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