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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), IX, 4
 
originale
 
4. Isto placito vas immane confestim atque perlucidae de proximo petitae fonte, cunctantes adhoc, offerunt mihi: at ego sine ulla mora progressum etiam obvio gradu satis sitienter pronus et totum caput immergens salutares vere equidem illas aquas hauriebam. Iamque et plausus manum et aurium flexus et ductum capistri et quiduis aliud periclitantium placide patiebar, quoad contra vesanam eorum praesumptionem modestiam meam liquido cunctis adprobarem. Ad istum modum vitato duplici periculo, die sequenti rursum divinis exuviis onustus cum crotalis et cymbalis circumforaneum mendicabulum producor ad viam. Nec paucis casulis atque castellis oberratis devertimus ad quempiam pagum urbis opulentae quondam, ut memorabant incolae, inter semiruta vestigia conditum et hospitio proxumi stabuli recepti cognoscimus lepidam de adulterio cuiusdam pauperis fabulam, quam vos etiam cognoscatis volo.
 
traduzione
 
L'idea piacque e, cos?, corsero subito a riempire a una fontana l? vicino una gran tinozza d'acqua fresca e non senza una certa diffidenza me la misero davanti. Io, con tutta quella sete che avevo, senza esitare, mi feci sotto e immergendovi tutto il capo bevvi quell'acqua veramente ristoratrice. Poi cominciarono a darmi delle pacche, a piegarmi le orecchie, a tirarmi per la cavezza, insomma a sottopormi a non so che altre prove che io sopportai docilmente finch? convinsi tutti, a dispetto delle loro sciocche supposizioni, che effettivamente ero mansueto. Cos? fu che io scampai a un doppio pericolo. Il giorno dopo, di nuovo col mio sacro carico sulla schiena, fui risospinto per le strade a far l'accattone ambulante al suono dei crotali e dei cembali. Dopo aver toccati parecchi cascinali e villaggi ci fermammo a un paese venuto su fra le rovine di una citt? un tempo ricca, come ci dissero i suoi abitanti, e nella locanda dove prendemmo alloggio, ci fu riferita la storiella spassosa di un povero gramo fatto cornuto che ora voglio raccontare anche a voi.
 

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