16. Denique die quadam timidae illius amiculae sermo talis meas adfertur auris: "De isto quidem, mi erilis tecum ipsa videris, quem sine meo consilio pigrum et formidolosum familiarem istum sortita es, qui insuavis et odiosi mariti tui caperratum supercilium ignaviter perhorrescit ac per hoc amoris languidi desidia tuos volentes amplexus discruciat. Quanto melior Philesitherus adulescens et formosus et liberalis et strenuus et contra maritorum inefficaces diligentias constantissimus! Dignus hercules solus omnium matronarum deliciis perfrui, dignus solus coronam nuper in quendam zelotypum maritum eximio studio commento est. Audi denique amatorum diversus ingenium compara.
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E cos? un bel giorno, finalmente, arriv? alle mie orecchie questo discorsetto:
?Padrona mia,? diceva quella brava vecchina, ?vedi un po' tu come metterla con questo che ti sei voluto prendere senza sentire il mio parere. ? un cascamorto, tutto timido timido, che se quell'odioso antipatico di tuo marito aggrotta appena le sopracciglia, lui si mette tutto a tremare; e poi, moscio moscio com'?, quando fa all'amore, per te ? un vero supplizio, che invece sei tutta un fuoco. Filesitero ? molto meglio, giovane, bello, sempre disponibile, un fusto, che mica si tira in dietro di fronte alle ingenue precauzioni dei mariti, l'unico, perdio, a meritarsi i favori di tutte le donne, il solo degno di portare una corona d'oro, non foss'altro per il tiro che ha giocato a un marito geloso, un tiro da maestro, pi? unico che raro. Sta' a sentire e poi fa il paragone e di' se anche tra gli amanti non ? tutta questione di stile.
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