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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), X, 20
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originale
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20. Iam demique cenati a triclinio domini decesseramus et iam dudum praestolantem cubiculo meo matronam offendimus. Dii boni, qualis ille quamque praeclarus apparatus! Quattuor eunuchi confestim pulvillis compluribus ventose tumentibus pluma delicata terrestrem nobis cubitum praestruunt, sed et strangula veste auro ac murice Tyrio depicta probe consternunt ac desuper brevibus admodum, sed satis copiosis pulvillis aliis nimis modicis, quis maxillas et cervices delicatae mulieres suffulcire consuerunt, superstruunt. Nec dominae voluptates diutina sua praesentia morati, clavis foribus facessunt. At intus cerei praeclara micantes luce nocturnas nobis tenebras inalbabant.
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traduzione
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E cos?, dopo cena, rientrando in camera mia dalla sala da pranzo del padrone trovammo la signora che gi? da un pezzo mi aspettava.
Ma santo cielo che atmosfera e che lusso! Quattro eunuchi, l? per l?, con molti cuscini di morbide piume ci prepararono un giaciglio a terra, vi stesero una coperta di porpora di Tiro, tutta trapunta d'oro, e sopra misero molti altri piccoli cuscini, che le signore raffinate usano per appoggiarvi il collo e le guance.
Ci? fatto per non ritardare oltre con la loro presenza i sollazzi della padrona, chiusero la porta della camera e se ne andarono.
Dentro splendevano le candele che illuminavano a giorno le tenebre della notte.
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