35. Ergo igitur non de pudore iam, sed de salute ipsa sollicitus, dum magister meus lectulos probe coaptando districtus inseruit et tota familia partim ministerio venationis occupata partim voluptario spectaculo adtonita meis cogitationibus liberum tribuebatur arbitrium, nec magnoque quisquam custodiendum tam mansuetum putabat asinum, paulatim furtivum pedem proferens portam, quae proxima est, potitus iam cursu memet celerrimo proripio Cenchreas pervado, quod oppidum audit quidem nobilissimae coloniae Corinthiensium, adluitur autem Aegaeo et Saronico mari. Inibi portus etiam tutissimum navium receptaculum magno frequentatur populo. Vitatis ergo turbulis et electo secreto litore prope ipsa fluctuum aspergines in quodam mollissimo harenae gremio lassum corpus porrectus refovero. Nam et ultimam diei metam curriculum solis deflexerat et vespertinae me quieti traditum dulcis somnus oppresserat.
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Cos?, a dire il vero, ero preoccupato non pi? tanto per il pudore quanto per la mia pelle.
E mentre il mio istruttore era tutto intento a prepararmi il letto e gli altri servi o indaffarati nei preparativi della caccia, o gi? mezzo imbambolati a godersi quella stuzzicante messinscena, io ebbi tutto il tempo di fare le mie riflessioni e poich? a nessuno passava per il capo di dover fare la guardia a un asino cos? buonino, pian pianino, un passetto alla volta, mi avvicinai alla porta pi? vicina e, quando ci fui, via di corsa, fuori, a rompicollo.
Sei miglia buone feci, tutte di volata, e giunsi a Cencrea, una delle pi? nobili colonie dei Corinzi, bagnata dal mar Egeo e dal Saronico, con un porto che ? un ottimo rifugio per le navi, sempre pieno di gente. Io per? evitai la folla, trovai un posticino appartato sulla spiaggia, una cunetta di morbida sabbia, proprio vicino alla riva, dove l'onda si frange e, stanco com'ero, mi distesi per riposare. Il carro del sole piegava ormai verso l'ultimo confine del giorno ed io mi abbandonai alla placida quiete della sera e un dolce sonno mi vinse.
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