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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Apuleio
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Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 4
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originale
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4. Per intextam extremitatem et in ipsa eius planitie stellae dispersae coruscabant earumque media semenstris luna flammeos spirabat ignes. Quaqua tamen insignis illius pallae perfluebat ambitus, individuo nexu corona totis floribus totisque constructa pomis adhaerebat. Nam dextra quidem ferebat aereum crepitaculum, cuius per angustam lamminam in modum baltei recurvatam traiectae mediae paucae virgulae, crispante brachio trigeminos iactus, reddebant argutum sonorem. Laevae vero cymbium dependebat aureum, cuius ansulae, qua parte conspicua est, insurgebat aspis caput extollens arduum cervicibus late tumescentibus. Pedes ambroseos tegebant soleae palmae victricis foliis intextae. Talis ac tanta, spirans Arabiae felicia germina, divina me voce dignata est:
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traduzione
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Quei lembi e tutto il tessuto erano disseminati di stelle scintillanti e in mezzo ad esse una luna piena diffondeva la sua vivida luce: lungo tutta la balza di questo magnifico manto, per quanto esso era ampio, correva un'ininterrotta ghirlanda di fiori e di frutti d'ogni specie.
Gli attributi della dea erano poi i pi? diversi: nella destra recava, infatti, un sistro di bronzo la cui la mina sottile, piegata come una cintola, era attraversata da alcune verghette che al triplice moto del braccio producevano un suono argentino. Dalla mano sinistra invece, pendeva un vasello d'oro a forma di barca dai manico ornato da un'aspide con la testa ritta e il collo rigonfio. Ai suoi piedi divini calzava sandali intessuti con foglie di palma, il simbolo della vittoria.
Tale e cos? maestosa, spirante i profumi felici d'Arabia, si degn? di parlarmi la dea.
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