12. Et ecce praesentissimi numinis promissa nobis accedunt beneficia et fata salutemque ipsam meam gerens sacerdos adpropinquat, ad ipsum praescriptum divinae promissionis ornatum dextera proferens sistrum deae, mihi coronam ?? et hercules coronam consequenter, quod tot ac tantis exanclatis laboribus, tot emensis periculis deae maximae providentia adluctantem mihi saevissime Fortunam superarem. Nec tamen gaudio subitario commotus inclementi me cursu proripui, verens scilicet ne repentino quadripedis impetu religionis quietus turbaretur ordo, sed placido ac prorsus humano gradu cunctabundus paulatim obliquato corpore, sane divinitus decedente populo, sensim inrepo.
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Ma ecco avvicinarsi il destino propizio, il momento fatale della grazia promessami dal nume benefattore, ecco venire avanti il sacerdote che recava la mia salvezza, come me l'aveva descritto la divina promessa, con il sistro della dea nella mano destra e la corona di rose per me, una corona, perdio, in virt? della quale e grazie al soccorso provvidenziale della grandissima dea, dopo tante tribolazioni e tanti pericoli, io trionfavo di quella sorte che cos? accanitamente m'aveva fatto guerra.
Tuttavia, pur nella mia subitanea emozione, non ? che fui tanto sconsiderato da mettermi a correre, temendo, ovviamente, che l'improvvisa irruzione di un quadrupede, turbasse l'ordinato svolgimento della cerimonia, ma, lentamente, a passo d'uomo, con prudenza, e camminando di sbieco, mi insinuai tra la folla che, certamente per divina ispirazione mi fece ala.
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