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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 13
 
originale
 
13. At sacerdos, ut reapse cognoscere potui, nocturni commonefactus oraculi miratusque congruentiam mandati muneris, confestim restitit et ultro porrecta dextera ob os ipsum meum coronam exhibuit. Tunc ego trepidans, adsiduo cursu micanti corde, coronam, quae rosis amoenis intexta fulgurabat, avido ore susceptam cupidus promissi devoravi. Nec me fefellit caeleste promissum: protinus mihi delabitur deformis et ferina facies. Ac primo quidem squalens pilus defluit, ac dehinc cutis crassa tenuatur, venter obesus residet, pedum plantae per ungulas in digitos exeunt, manus non iam pedes sunt, sed in erecta porriguntur officia, cervix procera cohibetur, os et caput rutundatur, aures enormes repetunt pristinam parvitatem, dentes saxei redeunt ad humanam minutiem, et, quae me potissimum cruciabat ante, cauda nusquam! Populi mirantur, religiosi venerantur tam evidentem maximi numinis potentiam et consimilem nocturnis imaginibus magnificentiam et facilitatem reformationis claraque et consona voce, caelo manus adtendentes, testantur tam inlustre deae beneficium.
 
traduzione
 
Intanto il sacerdote, messo sull'avviso dal sogno notturno, come potetti da me constatare, e a sua volta colmo di meraviglia per l'esatta corrispondenza tra ci? che stava accadendo e gli avvertimenti divini, subito si ferm? e allungando il braccio, egli stesso mi porse la corona proprio davanti alla bocca. Allora tutto trepidante, col cuore che mi batteva forte, smanioso che la promessa s'adempisse, afferrai avidamente quella corona di bellissime rose intrecciate ch'era uno splendore e la divorai. E la celeste promessa non mi deluse. L? per l? persi il mio brutto e animalesco aspetto, dapprima cadde l'ispido pelo, poi la grossa pelle si assottigli?, il largo ventre si restrinse, dalle piante dei piedi, attraverso lo zoccolo, spuntarono nuovamente le dita, le braccia non furono pi? zampe ma, rialzatesi, ripresero le loro funzioni, la testa ritorn? eretta, il viso e il capo si arrotondarono, le orecchie da enormi che erano tornarono piccole come prima, i denti, grossi come ciottoli, ripresero dimensioni umane, infine la coda, quella coda che pi? d'ogni altra cosa era stata la mia ossessione, scomparve. La folla rimase incantata dalla meraviglia i pi? devoti si prostrarono in adorazione davanti alla potenza cos? evidente della grande dea, alla grandiosit? di quella metamorfosi e anche alla naturalezza con cui s'era compiuta, cos? simile a un sogno notturno, e a voce alta e in coro, levando al cielo le braccia, testimoniarono lo straordinario miracolo della dea.
 

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