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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 20
 
originale
 
20. Nocte quadam plenum gremium suum visus est mihi summus sacerdos offerre ac requirenti, quid utique istud, respondisse partes illas de Thessalia mihi missas, servum etiam meum indidem supervenisse nomine Candidum. Hanc experrectus imaginem diu diuque apud cogitationes meas revolvebam, quid rei protenderet, praesertim cum nullum unquam habuisse me servum isto nomine nuncupatum certus essem. Utut tamen sese praesagium somni porrigeret, lucrum certum modis omnibus significari partium oblatione credebam. Sic anxius et in proventum prosperiorem attonitus templi matutinas apertiones opperiebar. Ac dum, velis candentibus reductis in diversum, deae venerabilem conspectum adprecamur, et per dispositas aras circumiens sacerdos, rem divinam procurans supplicamentis sollemnibus, de penetrali fontem petitum spondeo libat; rebus iam rite consummatis incohatae lucis salutationibus religiosi primam nuntiantes horam perstrepunt. Et ecce superveniunt Hypata quos ibi reliqueram famulos, cum me Photis malis incapistrasset erroribus, cognitis scilicet fabulis meis, nec non et equum quoque illum meum reducentes, quem diversae distractum notae dorsualis agnitione recuperaverant. Quare sollertiam somni tum mirabar vel maxime, quod praeter congruentiam lucrosae pollicitationis argumento servi Candidi equum reddidisset colore candidum.
 
traduzione
 
Una notte m'apparve in sogno il sommo sacerdote: aveva il grembo pieno di doni e me li offriva. Io gli chiedevo che cosa fosse quella roba e lui mi rispondeva che veniva per me dalla Tessaglia e che c'era anche un mio servo di nome Candido. Quando mi svegliai ripensai lungamente a questo sogno e a quel che volesse dire anche perch? ero sicuro di non aver mai avuto un servo con quel nome. Finii per concludere che qualunque cosa volesse presagire il mio sogno, quelle offerte, comunque, stessero a significare un sicuro guadagno. Attesi perci? con l'animo in ansia e tutto speranzoso del lieto evento l'apertura mattutina del tempio. Finalmente si aprirono le bianche cortine e noi ci prostrammo dinanzi alla venerabile immagine della dea mentre il sacerdote si aggirava tra gli altari gi? apparecchiati attendendo con solenni preghiere alle sacre funzioni e libando con acqua attinta a una fonte del santuario. Dopo queste cerimonie rituali si levarono i canti dei fedeli a salutare la luce nascente e ad annunziare il mattino. Ma ecco che, proprio in quel momento, giunsero da Ipata i servi che vi avevo lasciati quando Fotide con la sua sbadataggine mi aveva messo la cavezza. Avevano saputo naturalmente delle mie peripezie e ora mi riportavano il cavallo che ne aveva passate di belle anche lui e che essi erano riusciti a ritrovare grazie al marchio che aveva sulla schiena. Immaginatevi allora la mia meraviglia per l'esattezza del sogno: non solo, infatti, io realizzavo un guadagno, secondo la promessa ma con quel servo di nome Candido non si era voluto alludere che al mio cavallo, appunto di candido pelo, che mi sarebbe stato restituito.
 

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