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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 21
 
originale
 
21. Quo facto idem sollicitius sedulum colendi frequentabam ministerium, spe futura beneficiis praesentibus pignerata. Nec minus in dies mihi magis magisque accipiendorum sacrorum cupido gliscebat, summisque precibus primarium sacerdotem saepissime conveneram petens ut me noctis sacratae tandem arcanis initiaret. At ille, vir alioquin gravis et sobriae religionis observatione famosus, clementer ac comiter et ut solent parentes inmaturis liberorum desideriis modificari, meam differens instantiam, spei melioris solaciis alioquin anxium mihi permulcebat animum: nam et diem, quo quisque possit initiari, deae nutu demonstrari et sacerdotem, qui sacra debeat ministrare, eiusdem providentia deligi, sumptus etiam caerimoniis necessarios simili praecepto destinari. Quae cuncta nos quoque observabili patientia sustinere censebat, quippe cum aviditati contumaciaeque summe cavere et utramque culpam vitare ac neque vocatus morari nec non iussus festinare deberem; nec tamen esse quemquam de suo numero tam perditae mentis vel immo destinatae mortis, qui, non sibi quoque seorsum iubente domina, temerarium atque sacrilegum audeat ministerium subire noxamque letalem contrahere; nam et inferum claustra et salutis tutelam in deae manu posita, ipsamque traditionem ad instar voluntariae mortis et precariae salutis celebrari, quippe cum transactis vitae temporibus iam in ipso finitae lucis limine constitutos, quis tamen tuto possint magna religionis committi, silentia, numen deae soleat elicere et sua providentia quodam modo renatos ad novae reponere rursus salutis curricula; ergo igitur me quoque oportere caeleste sustinere praeceptum, quanquam perspicua evidentique magni numinis dignatione iam dudum felici ministerio nuncupatum destinatumque; nec secus quam cultores ceteris cibis profanis ac nefariis iam nunc temperarem, quo rectius ad arcana purissimae religionis secreta pervaderem.
 
traduzione
 
Dopo questo episodio io mi diedi ad assolvere con zelo ancora maggiore il mio ministero anche perch? i benefici presenti garantivano le mie speranze per il futuro. Quindi di giorno in giorno in me cresceva il desiderio di apprendere i sacri misteri e spesso andavo a trovare il sommo sacerdote implorandolo in tutti i modi che mi iniziasse agli arcani della Sacra Notte. Ma quell'uomo, cauto davvero, e noto per la scrupolosa osservanza dei doveri religiosi, con dolcezza e umanit?, proprio come fanno i genitori quando vogliono frenare i desideri prematuri dei figli, calmava la mia impazienza e cercava di quietare l'ansia dell'animo mio con il conforto di migliori speranze. Mi diceva, infatti, che il giorno in cui uno doveva essere iniziato, lo avrebbe stabilito con un suo cenno la dea stessa la quale avrebbe indicato anche il sacerdote che doveva compiere il rito e fissate le spese necessarie per la cerimonia. Mi raccomandava di sopportare tutte queste prove con grande pazienza e soprattutto di guardarmi sia dalla precipitazione che dall'indolenza; due colpe da evitare entrambe, cio? star l? a indugiare quando ? venuto il momento, come voler a tutti i costi aver fretta quando l'ora non ? ancora giunta. Nessuno, del resto, fra i sacerdoti, continuava, sarebbe stato cos? pazzo, addirittura cos? votato alla morte, da osare una consacrazione arbitraria e sacrilega, cio? senza l'ordine della dea, e quindi da cadere in peccato mortale, perch? le porte dell'inferno come quelle della salvezza, diceva, sono entrambe nelle mani della dea e la stessa iniziazione non ? che una morte volontaria e, insieme, una salvezza ottenuta per grazia divina. Ecco perch? la dea, continuava, soleva chiamare di solito quelli che avevano gi? un poi di annetti sulle spalle, anzi che fossero l? l? per andarsene, perch? ad essi, senza rischio alcuno, poteva affidare i grandi misteri e per sua grazia farli, in certo modo, rinascere e avviarli sulla via di una nuova vita. Concludeva, pertanto, che io dovessi uniformarmi al volere celeste sebbene il chiaro ed evidente favore della grande dea provasse che gi? da tempo io fossi stato prescelto e destinato al suo santo servizio, e infine, che dovevo astenermi, fin d'ora, come facevano gli altri aspiranti, da cibi impuri e proibiti per poter pi? degnamente accedere agli arcani misteri di questa religione purissima.
 

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