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Ovidio


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Apuleio
Della magia, 2
 
originale
 
[2] igitur Pontianum fratris sui filium, quem paulo prius occisum a me clamitarat, postquam ad subscribendum compellitur, ilico oblitus est; de morte cognati adolescentis subito tacere[m]. tanti criminis descriptione [ne] tamen omnino desistere uideretur, calumnia[m] magiae, quae facilius infamatur quam probatur, eam solum sibi delegit ad accusandum. ac ne id quidem de professo audet, uerum postera die dat libellum nomine priuigni mei Sicini Pudentis admodum pueri et adscribit se ei assistere, nouo more per alium lacessendi, scilicet ut optentu eius aetatulae ipse insimulationis falsae non plecteretur. quod tu cum sollertissime animaduertisses et iccirco eum denuo iussisses proprio nomine accusationem delatam sustinere, pollicitus ita facturum ne sic quidem quitus est ut comminus ageret percelli, set iam et aduersum te contumaciter eminus calumniis uelitatur. ita totiens ab accusandi periculo profugus in assistendi uenia perseuerauit. igitur et priusquam causa ageretur, facile intellectu cuiuis fuit, qualisnam accusatio futura esset, cuius qui fuerat professor et machinator idem fieri auctor timeret, ac praesertim Sicinius Aemilianus, qui si quippiam ueri in me explorasset, nunquam profecto tam cunctanter hominem extraneum tot tantorumque criminum postulasset, qui auunculi sui testamentum quod uerum sciebat pro falso infamarit, tanta quidem pertinacia, ut, cum Lollius Vrbicus V. C. uerum uideri et ratum esse debere de consilio consularium uirorum pronuntiasset, contra clarissimam uocem iurauerit uecordissimus iste, tamen illud testamentum fictum esse, adeo ut aegre Lollius Vrbicus ab eius pernicie temperarit.
 
traduzione
 
Egli, che poco prima andava gridando ai quattro venti che Ponziano, il figlio di suo fratello, era stato ucciso da me, appena ? sollecitato a sottoscrivere l'accusa, subito se ne scorda: della morte del giovane parente neppure una parola; ma per non sembrare di avere in tutto desistito dalla determinazione di cos? grave reato, la calunnia di magia, dove ? pi? facile incolpare che provare, questa sola prefer? serbare all'accusa. Ma neppure di questo ardiva farsi responsabile; il giorno dopo presenta una querela scritta in nome di mio figliastro Sicinio Pudente, un minorenne, e appone il suo nome come assistente, secondo la bella novit? di perseguitare in giudizio a nome altrui; naturalmente perch? mettendo innanzi un ragazzo, egli potesse sfuggire alla pena di calunnia. E tu, con il tuo finissimo accorgimento avvertisti la cosa e lo esortasti per la seconda volta a sostenere in proprio nome l'accusa. Promise di farlo, ma nemmeno cos? fu possibile trascinarlo qui a lottare di persona e, ribellandosi alla tua stessa autorit?, egli saetta le calunnie da lontano. Tante volte fuggiasco dinanzi alla pericolosa responsabilit? dell'accusatore, ha perseverato nello scusabile ufficio dell'assistente. Cos? prima ancora che il dibattimento fosse iniziato, chiunque poteva facilmente capire che razza di accusa sarebbe stata quella di cui temeva farsi legale promotore proprio colui che ne era stato il maestro e il macchinatore: specialmente un uomo come Sicinio Emiliano, il quale, se avesse scoperto una qualche prova contro di me non avrebbe davvero esitato a chiamare in giudizio per tanti e cos? gravi delitti un uomo estraneo a lui: lui che ha impugnato di falso il testamento dello zio pur sapendone l'autenticit?, e con tale ostinatezza che, allorquando l'illustrissimo Lollio Urbico, su parere dei consolari, ebbe dichiarato quel testamento autentico e valido, questo mentecatto, contro una sentenza profferita da cos? alto personaggio, os? giurare tuttavia che quell'atto s?, era falso: e a fatica Lollio Urbico si trattenne dal rovinarlo.
 

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