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Ovidio - database
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brano
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Apuleio
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Della magia, 3
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originale
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[3] quam quidem uocem et tua aequitate et mea innocentia fretus spero in hoc quoque iudicio erupturam, quippe qui sciens innocentem criminatur eo sane facilius, quod iam, ut dixi, mentiens apud praefectum urbi in amplissima causa conuictus est. namque peccatum semel ut bonus quisque postea sollicitius cauet, ita qui ingenio malo est confidentius integrat ac iam de cetero quo saepius, eo apertius delinquit. pudor enim ueluti uestis quanto obsole[n]tior est, tanto incuriosius habetur. et ideo necessarium arbitror pro integritate pudoris mei, priusquam ad rem aggrediar, male dicta omnia refutare. sustineo enim non modo meam, uerum etiam philosophiae defensionem, cuia magnitudo uel minimam reprehensionem pro [ma]ximo crimine aspernatur, propter quod paulo prius patroni Aemiliani multa in me proprie conficta et alia communiter in philosophos sueta ab imperitis mercennaria loquacitate effutierunt. quae etsi possunt ab his utiliter blaterata ob mercedem et auctoramento impudentiae depensa haberi, iam concesso quodam more rabulis id genus, quo ferme solent linguae suae uirus alieno dolori locare, tamen uel mea causa paucis refellenda sunt, ne is, qui sedulo laboro ut ne quid maculae aut inhonestamenti in me admittam, uidear cuipiam, si quid ex friuolis praeteriero, id agnouisse potius quam contempsisse. est enim pudentis animi et uerecundi, ut mea opinio fert, uel falsas uitu[pe]rationes grauari, cum etiam hi, qui sibi delicti alicuius conscii sunt, tamen, cum male audiunt, impendio commoueantur et obirascantur, quamquam, exinde ut male facere coeperunt, consueuerint male audire, quod, si a ceteris silentium est, tamen ipsi sibimet conscii sunt posse se merito increpari; enimuero bonus et innoxius quisque rudis et imperitas auris ad male audiendum habens et laudis assuetudine contumeliae insolens multo tanta ex animo laborat ea sibi immerito dici, quae ipse possit aliis uere obiectare. quod si forte inepta uidebor et oppido friuola uelle defendere, illis debet ea res uitio uorti, quibus turpe est etiam haec obiectasse, non mihi culpae dari, cui honestum erit etiam haec diluisse.
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traduzione
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E un simile decreto, confidando nella tua equit? e nella mia innocenza, spero risoner? pure in questo processo, contro un uomo il quale, convinto di mendacio in una causa di gran conto dinanzi al prefetto di Roma, pu? adesso con pi? facilit? accusare di proposito un innocente. Un onest'uomo, quando abbia peccato una volta, si guarda bene dal ricadere; ma chi ha malvagia natura pi? sfacciatamente ricomincia: e via via che crescono i delitti, cresce l'impudenza: perch? il pudore, come la veste, pi? ? logoro, tanto pi? ? trascurato. E appunto perch? il mio pudore ? rimasto intatto, prima che io cominci a discutere la lite, ritengo necessario confutare le maldicenze; non soltanto la mia causa io difendo, ma anche quella della filosofia, la cui maest? respinge come gravissima imputazione anche il pi? lieve biasimo. Gli avvocati di Emiliano hanno test? buttato fuori con prezzolata loquacit? tante e tante calunniose invenzioni contro la mia persona ed altre pi? generiche use a dirsi contro i filosofi. Codeste loro ciance, bench? possano apparire utilmente rimunerate e compensate con la paga dovuta all'impudenza, essendo ormai costume di codesti cavalocchi prestare all'altrui rancore il veleno della propria lingua, pure nell'interesse della mia causa devo brevemente rispondere loro perch?, se io, che ho tanto scrupolo nell'evitare la bench? minima macchia della mia vita, avr? trascurato qualcuna delle loro frivole insinuazioni, non si debba credere che l'abbia accettata per vera anzich? disprezzata. E pudore e la verecondia, siccome penso, devono mal sopportare perfino il falso vituperio. Anche quelli che hanno coscienza del delitto commesso, nel sentirsi biasimati provano emozione e collera, bench? da quando cominciarono a mal fare dovettero assuefarsi al biasimo, perch? se anche gli altri tacciono, essi hanno ugualmente coscienza della loro riprovevole colpa. Con pi? ragione l'uomo buono e innocente che ha le orecchie inesperte e nuove al biasimo ed ? per consuetudine di lode non avvezzo alla contumelia, si contrista che gli sian dette tante di quelle cose che egli stesso potrebbe veracemente rimproverare agli altri.
Se dunque sembrer? che io abbia voluto scolparmi da frivolezze e da inezie, ci? sia rivolto a discapito di coloro che vergognosamente anche tali cose hanno imputato, e non sia data colpa a me che onestamente anche tali cose confuter?.
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