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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Della magia, 11
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originale
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[11] Sed sumne ego ineptus, qui haec etiam in iudicio? an uos potius calumniosi, qui etiam haec in accusatione, quasi ullum specimen morum sit uersibus ludere? Catullum ita respondentem maliuolis non legistis:
'nam castum esse decet pium poetam
ipsum, uersiculos nihil necesse est'?
Diuus Adrianus cum Voconi amici sui poetae tumulum uorsibus muneraretur, ita scripsit: 'lasciuus uersu, mente pudicus eras', quod nunquam ita dixisset, si forent lepidiora carmina argumentum impudicitiae habenda. ipsius etiam diui Adriani multa id genus legere me memini. aude sis, Aemiliane, dicere male id fieri, quod imperator et censor diuus Adrianus fecit et factum memoriae reliquit. ceterum Maximum quicquam putas culpaturum, quod sciat Platonis exemplo a me factum? cuius uersus quos nunc percensui tanto sanctiores sunt, quanto apertiores, tanto pudicius compositi, quanto simplicius professi; namque haec et id genus omnia dissimulare et occultare peccantis, profiteri et promulgare ludentis est; quippe natura uox innocentiae, silentium maleficio distributa.
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traduzione
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Ma sono io forse uno stolto, che parlo di queste cose anche davanti a un tribunale? O non voi piuttosto calunniatori, che cose di tal genere allegate nell'accusa, quasi fossero documenti di moralit? alcuni scherzi poetici? Non avete letto la risposta di Catullo ai malevoli? Eccola: ?il pio poeta dev'essere casto, lui: i versi non ? necessario lo siano?. Il divo Adriano, onorando di un omaggio poetico il tumulo dell'amico poeta Voconio, cos? scrisse: ?il verso tuo lascivo, ma l'anima era pura?. Il che non avrebbe mai scritto se le poesie alquanto voluttuose fossero da ritenere prove di impudicizia. E proprio di lui, del divo Adriano, ricordo di aver letto pi? cose di tal genere. Ora di' pure Emiliano, se ne hai il coraggio che ? male fare ci? che fece e lasci? alla posterit? il divo Adriano imperatore e censore. Del resto, puoi tu pensare che Massimo riterr? colpevole ci? che io ho fatto, com'egli sa, sull'esempio di Platone? i cui versi, or ora citati, sono tanto pi? puri quanto pi? schietti, tanto pi? pudicamente composti, quanto pi? ingenuamente professati. In siffatta materia dissimulare e occultare ? di chi male opera, professare e divulgare ? di chi scherza: giacch? la natura ha assegnato la voce all'innocenza, il silenzio al maleficio.
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