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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Apuleio
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Della magia, 16
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originale
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[16] uideturne uobis debere philosophia haec omnia uestigare et inquirere et cuncta specula, uel uda uel suda soli, uidere? quibus praeter ista quae dixi etiam illa ratiocinatio necessaria est, cur in planis quidem speculis ferme pares optutus et imagines uideantur, [in] tumidis uero et globosis omnia defectiora, at contra in cauis auctiora; ubi et cur laeua cum dexteris permutentur; quando se imago eodem speculo tum recondat penitus, tum foras exerat; cur caua specula, si exaduersum soli retineantur, appositum fomitem accendant; qui fiat ut arcus in nubibus uarie, duo[s] soles aemula similitudine uisantur, alia praeterea eiusdem modi plurima, quae tractat uolumine ingenti Archimedes Syracusanus, uir in omni quidem geometria multum ante alios admirabilis subtilitate, sed haud sciam an propter hoc uel maxime memorandus, quod inspexerat speculum saepe ac diligenter. quem tu librum, Aemiliane, si nosses ac non modo campo et glebis, uerum etiam abaco et puluisculo te dedisses, mihi istud crede, quanquam teterrimum os tuum minimum a Thyesta tragico demutet, tamen profecto discendi cupidine speculum inuiseres et aliquando relicto aratro mirarere tot in facie tua sulcos rugarum.
At ego non mirer, si boni consulis me de isto distortissimo uultu tuo dicere, de moribus tuis multo truculentioribus reticere. ea res est: praeter quod non sum iurgiosus, etiam libenter te nuper usque albus an ater esses ignoraui et adhuc [h]ercle non satis noui. id adeo factum, quod et tu rusticando obscurus es et ego discendo occupatus. ita et tibi umbra ignobilitatis a probatore obstitit, et ego numquam studui male facta cuiusquam cognoscere, sed semper potius duxi mea peccata tegere quam aliena indagare. igitur hoc mihi aduersum te usu uenit, quod qui forte constitit in loco lumine conlustrato atque eum alter e tenebris prospectat. nam ad eundem modum tu quidem, quid ego in propatulo et celebri agam, facile e tenebris tuis arbitraris, cum ipse humilitate abdita et lucifuga non sis mihi mutuo conspicuus.
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traduzione
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Non pare a voi che la filosofia debba proporsi tutti questi problemi e investigarli e guardare tutti gli specchi liquidi e solidi? E al filosofo, oltre le questioni di cui si ? parlato, ? necessario altres? considerare perch? appunto negli specchi piani apparisce quasi affatto uguale l'immagine di chi si specchia, in quelli convessi e sferici tutto apparisce pi? impiccolito e nei concavi invece ingrandito; e inoltre per quale ragione negli specchi la sinistra ? al posto della destra, e quando la immagine ora resti nascosta nell'interno, ora si manifesti alla superficie del medesimo specchio; perch? gli specchi concavi se sono collocati di faccia al sole accendano gli oggetti infiammabili messi davanti al loro foco; perch? mai si vede lo svariare di un arco tra le nubi e l'emula somiglianza di due soli; e restano moltissimi altri fenomeni di tal genere che tratta in un grande volume Archimede siracusano: uomo certamente in ogni scienza geometrica sopra tutti meraviglioso per acutezza, ma per questo forse massimamente memorabile, per aver saputo veder bene e molte volte nello specchio. E se tu, Emiliano, avessi conosciuto questo libro e ti fossi dato non solo al campo e alle glebe, ma anche all'abbaco e alla rena, credimi pure, anche con codesto tuo mostruoso aspetto da maschera tiestea, saresti, senza dubbio, per la passione dello studio, andato allo specchio e talvolta, smesso l'aratro, avresti rimirato sulla tua faccia i tanti solchi delle rughe.
Ma se tu sei contento che io parli di codesta tua raggrinzatissima faccia, dissimulando quella assai pi? selvaggia indole tua, non ne ho punto meraviglia.
Cos? ?: oltre a non essere litigioso, io ho avuto sino a poco fa il piacere di non sapere se tu fossi bianco o nero; e finora, per grazia di Dio, non ti ho conosciuto abbastanza. Ed ? avvenuto appunto questo: che tu vivi ignorato nei tuoi campi, ed io vivo occupato nei miei studi. Cos? l'ombra che ti nasconde ti ha sottratto alla censura e io non ho cercato mai di conoscere le male azioni degli altri, e ho preferito sempre far dimenticare i miei peccati che indagare quel degli altri. Pertanto, dinanzi a te sono nella condizione di chi ? vissuto in un luogo tutto pieno di luce e un altro dalle tenebre di lontano lo spia. Cos? quello che io faccio all'aperto ed in pubblico tu agevolmente riguardi dal fondo delle tenebre tue, mentre la bassa ed occulta oscurit? in cui vivi non mi consente di vederti a mia volta.
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